Un presunto traffico di droga che da Cava de’ Tirreni si estendeva verso altri comuni della provincia di Salerno, con una presunta regia criminale riconducibile al clan Fezza-De Vivo di Pagani come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Ventitré persone sono state rinviate a giudizio con rito immediato: la Direzione Distrettuale Antimafia, tramite il sostituto procuratore Elena Guarino, ha ottenuto il processo diretto per tutti gli indagati coinvolti nell’operazione scattata tra aprile e maggio scorsi, culminata con misure cautelari tra carcere e domiciliari.
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Secondo l’accusa, al centro della rete ci sarebbe stata un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, che avrebbe operato in maniera strutturata e capillare sul territorio. Sono 13 gli imputati per i quali viene contestata formalmente l’appartenenza al sodalizio. A guidare l’organizzazione, secondo gli inquirenti, sarebbero stati Daniele Confessore, considerato elemento di spicco del clan paganese, e Leonardo Iapicco, 37enne di Nocera Inferiore. I due avrebbero gestito, attraverso una rete articolata di pusher, la distribuzione di cocaina, hashish, marijuana e amnesia, anche tentando contatti con gruppi criminali napoletani per rifornimenti.
L’indagine è nata proprio dalle ricerche finalizzate alla cattura di Confessore, sfuggito all’ordinanza cautelare contro il clan a inizio 2022 e successivamente arrestato a Cava de’ Tirreni nell’aprile dello stesso anno. Secondo gli inquirenti, almeno tre degli attuali imputati lo avrebbero aiutato durante la latitanza. Le intercettazioni ambientali e l’analisi dei dispositivi sequestrati hanno consentito di ricostruire i legami e l’operatività della presunta organizzazione.
Durante l’inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, sono stati eseguiti diversi sequestri: 13 chili di droga, seguiti da un secondo intervento che ha portato al rinvenimento di 8 chili di hashish e 600 grammi di cocaina in un garage a Nocera Superiore. Anche dopo l’arresto di Confessore, il gruppo si sarebbe riorganizzato, modificando i luoghi di stoccaggio e i canali di approvvigionamento.
Le indagini hanno documentato anche comunicazioni provenienti dal carcere di Fuorni, dove alcuni detenuti avrebbero mantenuto i contatti con l’esterno per la gestione degli affari illeciti. Parte dei proventi, secondo l’accusa, sarebbe stata reimpiegata in attività commerciali, tra cui un punto vendita di “Sali e Tabacchi” a Nocera Superiore.
Sono oltre 40 i capi d’imputazione complessivi, che includono anche estorsione, riciclaggio, detenzione di armi e autoriciclaggio. Per altri nove indagati la posizione è stata stralciata e seguirà un iter giudiziario separato. Il procedimento si aprirà nei prossimi mesi davanti al tribunale competente, con la possibilità per gli imputati di optare per riti alternativi.