Oltre 500 tra docenti e studenti dell’Università di Salerno hanno preso parte all’assemblea su Gaza: solidarietà alla Palestina, richiesta di aiuti umanitari e stop alle collaborazioni accademiche con Israele. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Università di Salerno, assemblea per Gaza: «Aiuti subito e stop ai rapporti con Israele»
Oltre cinquecento tra docenti, studenti, ricercatori e personale amministrativo dell’Università di Salerno hanno preso parte a un’assemblea dedicata alla situazione in Palestina e al sostegno alla Global Sumud Flottilla. Un incontro molto partecipato, tanto da richiedere lo spostamento nell’aula De Rosa, e caratterizzato da una forte richiesta di mobilitazione per lo sblocco immediato degli aiuti umanitari.
«Quello che accade a Gaza non può lasciarci indifferenti – ha affermato il sociologo Giso Amendola –. La società civile deve reagire al silenzio degli Stati e delle istituzioni internazionali. È necessario che le università si impegnino a interrompere collaborazioni con Israele e con le aziende produttrici di armi, ricostruendo spazi di dibattito e confronto critico». Durante la riunione si è discusso di violazioni del diritto internazionale e di genocidio, con interventi che hanno collegato le forme di oppressione in Medio Oriente alle condizioni di precarietà e sfruttamento vissute anche in Occidente.
La presenza del rettore designato
Tra i presenti, anche il neo rettore Virgilio D’Antonio, che assumerà la guida dell’ateneo a novembre. La sua partecipazione, in qualità di docente, è stata accolta con favore e interpretata come un gesto personale di vicinanza e coerenza con quanto dichiarato durante la sua campagna elettorale: costruire un’università inclusiva, pluralista e capace di confrontarsi con i grandi temi della contemporaneità. «L’assemblea – ha osservato Gennaro Avallone, docente di Ecologia Politica – evidenzia l’urgenza di restituire alle università il ruolo di luoghi di riflessione critica, non solo di corsa agli obiettivi».
Il documento dei docenti
L’incontro si è concluso con la stesura di un documento programmatico che chiede:
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la presa di posizione ufficiale delle istituzioni universitarie sul conflitto e sul genocidio in corso;
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la sospensione delle collaborazioni con aziende legate all’industria bellica e dei progetti di ricerca a scopo militare;
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la cessazione dei rapporti con le università israeliane coinvolte;
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la promozione di corridoi umanitari e iniziative a sostegno del diritto allo studio.