Il 18 novembre 1947 rimane una data dolorosa per Scala e per l’aviazione militare svedese. Alle 16:31, un aereo da trasporto Bristol 170 Freighter precipitò contro le pareti del Monte Carro, spezzandosi in tre parti e causando la morte di 25 persone. È ancora oggi il più grave incidente nella storia dell’Aeronautica svedese. A riportare pubblicamente la ricorrenza è stato il giornalista amalfitano Sigismondo Nastri, che da anni custodisce la memoria di quell’evento drammatico.
Chi erano le vittime
A bordo c’erano quattro membri dell’equipaggio e ventuno giovani ufficiali svedesi, di ritorno in patria dopo aver consegnato in Etiopia sedici cacciabombardieri Saab B-17.
Nastri ha pubblicato l’elenco completo degli ufficiali caduti, ricordandone uno per uno i nomi, con profondo rispetto per quella giovane generazione spezzata.
Il viaggio, il guasto e il maltempo
Secondo le ricostruzioni giornalistiche dell’epoca, tra cui quella di Gaetano Afeltra del Corriere della Sera, l’aereo aveva fatto scalo a Catania per rifornirsi prima di dirigersi verso Roma–Ciampino. Durante il volo, un guasto al motore e le terribili condizioni meteo — pioggia fitta, nebbia e fulmini — resero impossibile proseguire.
Alle porte della sera, l’aereo sorvolò Amalfi a bassissima quota, probabilmente alla ricerca disperata di un atterraggio di emergenza. Poco dopo, l’impatto fatale contro il Monte Carro.
I primi soccorsi dei pastori e la mobilitazione della comunità
I primi ad arrivare furono i pastori della zona, che prestarono aiuto ai feriti e chiamarono rinforzi. Il grosso dei soccorsi arrivò solo l’indomani, quando la luce fece comprendere la portata della tragedia.
Le salme vennero trasportate a valle lungo sentieri impervi e composte nella ex cattedrale di San Lorenzo, dove venne allestita una camera ardente.
Il lavoro straordinario della fotografa Raffaella Savastano
Tra le figure che si distinsero ci fu la fotografa Raffaella Savastano di Maiori, affiancata dal fratello Pasquale. A lei fu affidato il delicato compito di fotografare le salme per l’identificazione: grazie alle tecniche cinematografiche dell’epoca riuscì a rendere i volti irriconoscibili “accettabili” per il riconoscimento.
Il governo svedese, profondamente colpito dalla precisione e dal rispetto del suo lavoro, le inviò un encomio ufficiale tramite la Prefettura.
Un esempio di civiltà che la Svezia non dimenticò
La popolazione di Scala raccolse ogni oggetto recuperato tra i rottami — documenti, effetti personali, gioielli, perfino il contenuto di una cassaforte — e consegnò tutto ai carabinieri.
Per giorni, cittadini comuni, contadini e pastori vegliarono le salme, insieme a un carabiniere di guardia. Le donne pregavano il rosario accanto ai giovani ufficiali protestanti, in un gesto di umanità che rimase impresso nel cuore del popolo svedese.
Un ricordo che ancora commuove
Oggi, a 78 anni dalla sciagura, Scala continua a commemorare quel tragico evento con rispetto e riconoscenza, mantenendo viva la memoria di una tragedia che unì due popoli nel dolore e nella solidarietà.









