Una vasta organizzazione criminale, attiva nel traffico internazionale di droga e radicata tra Salerno e le regioni limitrofe, è finita al centro di un’imponente indagine giudiziaria scattata nel 2022. L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, ha portato all’arresto di numerosi soggetti e al sequestro di ingenti quantitativi di droga come riportato dal quotidiano Il Mattino.
Al centro delle operazioni, un sodalizio che secondo gli investigatori sarebbe stato capace di movimentare oltre 650 chilogrammi di cocaina nel giro di pochi mesi, sfruttando la logistica del porto di Salerno come snodo strategico per l’importazione delle sostanze stupefacenti.
Traffico internazionale di droga: processo per 24 del clan Memoli
Secondo quanto emerso dalle attività investigative, il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche nei porti di Civitavecchia e nei mercati illegali di Basilicata e Puglia. Nel dettaglio, 250 chilogrammi di cocaina furono intercettati all’inizio del 2022 nello scalo commerciale salernitano, mentre altri 400 chilogrammi furono sequestrati ad aprile dello stesso anno al porto di Civitavecchia, a bordo di una nave cargo proveniente dal Sudamerica e destinata a proseguire verso Salerno.
Nella giornata di ieri, il giudice per l’udienza preliminare Annamaria Ferraiolo ha disposto il rinvio a giudizio per sedici degli indagati, che saranno processati dalla terza sezione penale del tribunale di Salerno. Tra loro figurano Tiziano e Carmine Memoli, ritenuti figure centrali dell’organizzazione. Per altri sette imputati è stato invece ammesso il rito abbreviato, che sarà celebrato nel mese di settembre.
Le accuse a carico dei 24 imputati – assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Stefania Pierro, Pierluigi Spadafora, Marco Martello e Danilo Laurino – comprendono, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nonché reati legati all’importazione, detenzione e cessione di cocaina, marijuana e hashish. Nel corso dell’indagine, infatti, sono stati sequestrati anche sette chilogrammi di hashish e circa 7,5 chilogrammi di marijuana.
Gli inquirenti hanno documentato come l’organizzazione, guidata presumibilmente dai Memoli e composta anche da familiari e collaboratori fidati, avesse consolidato canali di approvvigionamento direttamente con i cartelli sudamericani, dimostrando una capacità operativa autonoma e una penetrazione strutturata in diversi contesti criminali del traffico internazionale. Le indagini, partite alla fine del 2021, hanno fatto emergere collegamenti anche con gruppi attivi in Basilicata – tramite Donato Garripoli – e in Puglia, attraverso Alessio Stornante.
Uno dei nodi critici dell’inchiesta resta l’utilizzo del porto di Salerno come punto di ingresso delle partite di droga. Il procuratore capo Giuseppe Borrelli ha più volte sottolineato come lo scalo sia ritenuto dai trafficanti un «punto debole del sistema di controllo nazionale», in quanto privo di tecnologie di ispezione avanzate. Le attività di sequestro, infatti, si basano spesso su fonti confidenziali, scambi informativi con altre autorità e controlli selettivi su merci provenienti da rotte considerate ad alto rischio.