Anna, la donna di Trieste affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva, che aveva chiesto di accedere al suicidio assistito, è morta il 28 novembre a casa sua. La donna è deceduta in seguito dell’autosomministrazione di un farmaco letale.
Suicidio assistito, morta la donna di Trieste che lo aveva chiesto
A darne notizia è stata l’Associazione Luca Coscioni che ha seguito e assistito la donna durante tutto il suo percorso. La donna, afferma l’associazione, è “la prima italiana ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza CappatoAntoniani, con l’assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale (SSN), a seguito dell’ordine del Tribunale di Trieste“.
A seguito dell’ordine del Tribunale di Trieste, spiega l’associazione in una nota, “il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal Ssn e un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste il 4 luglio, e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza della donna”.
Il messaggio della donna
La donna ha voluto anche lasciare un ultimo messaggio: “Anna”, si legge, “è il nome che avevo scelto e, per il rispetto della privacy della mia famiglia, resterò “Anna”. Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio. Ho però deciso di porre fine alle sofferenze che provo perché oramai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a fare rispettare la mia volontà, la mia famiglia che mi è stata vicina fino all’ultimo. Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere”.