Nel Cilento parte il piano di eradicazione dello scoiattolo asiatico: minaccia la biodiversità, danneggia coltivazioni e infrastrutture. “Il rischio più grave – sottolinea Fulgione – è la perdita di biodiversità. Serve però anche un lavoro di sensibilizzazione: nell’immaginario collettivo lo scoiattolo è visto come tenero e innocuo, ma può arrecare danni importanti, come altre specie aliene invasive. Per questo, la componente sociale sarà decisiva per il successo del progetto”.
Scoiattolo asiatico: al via il piano di eradicazione nel Cilento
Salta agile tra i rami e conquista con il suo aspetto curioso, ma lo scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii), originario del Sud-Est Asiatico, rappresenta una seria minaccia per l’ecosistema e l’agricoltura del Cilento. A lanciare l’allarme è il professore Domenico Fulgione dell’Università Federico II di Napoli, responsabile scientifico di uno studio condotto tra i comuni di Sapri, Camerota e Centola.
Introdotto negli anni ’80 nei pressi di Maratea, il roditore si è diffuso fino a occupare la parte meridionale del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, competendo con lo scoiattolo rosso autoctono (Sciurus vulgaris) e causando danni a coltivazioni, cavi elettrici e infrastrutture. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Biological Invasions, ha spinto Regione Campania, Ente Parco e Università Federico II ad avviare un piano di eradicazione, ora pronto a partire dopo la fase di monitoraggio. L’obiettivo è definire protocolli per la cattura e la rimozione della specie, nel pieno rispetto del benessere animale, e prevedere l’evoluzione demografica della popolazione invasiva.
“Il rischio più grave – sottolinea Fulgione – è la perdita di biodiversità. Serve però anche un lavoro di sensibilizzazione: nell’immaginario collettivo lo scoiattolo è visto come tenero e innocuo, ma può arrecare danni importanti, come altre specie aliene invasive. Per questo, la componente sociale sarà decisiva per il successo del progetto”.