Cronaca

Scandalo “Mia Moglie”: nel gruppo Facebook anche professionisti insospettabili

Scandalo “Mia Moglie”: nel gruppo Facebook anche professionisti insospettabili
Il gruppo Facebook 'Mia Moglie'

Lo scandalo del gruppo Facebook “Mia Moglie”, chiuso dopo le numerose segnalazioni arrivate alla polizia postale, continua a sollevare polemiche. All’interno della pagina, che contava oltre 32 mila iscritti, venivano condivise foto intime di mogli, compagne e persino zie, spesso all’insaputa delle dirette interessate. Le immagini erano accompagnate da commenti e scambi tra utenti che trattavano quelle fotografie come merce di consumo.

Scandalo “Mia Moglie”: nel gruppo anche professionisti insospettabili

Secondo quanto emerso, tra gli iscritti non figuravano soltanto utenti anonimi. Alcuni, infatti, si erano registrati con nome e cognome reale, rendendo visibile la loro identità. Tra questi, come denunciato dall’attivista Biancamaria Furci, comparirebbero figure appartenenti a categorie professionali insospettabili: medici, avvocati, poliziotti, militari, dirigenti sanitari, direttori di banca, insegnanti e persino docenti universitari. Professionisti che nella vita quotidiana hanno ruoli di rilievo nella società e che, in molti casi, sono anche mariti e padri di famiglia.

Il gruppo Facebook, però, rappresenterebbe solo la punta dell’iceberg. Accanto a “Mia Moglie”, esistono infatti altre community simili, sia pubbliche che private, non solo sulla piattaforma di Meta ma anche su canali considerati più riservati, come Telegram. Digitando la stessa espressione nella sezione gruppi di Facebook, compaiono altre pagine dai nomi espliciti, tra cui “Io e la mia ca**o di moglie”, “I fan di mia moglie”, “Vi presento mia moglie” e “Le amiche di mia moglie”.

Non tutti gli iscritti, tuttavia, avevano aderito per partecipare attivamente agli scambi. Alcuni si erano uniti al gruppo con l’intento di denunciare i contenuti, commentando con indignazione e ricordando che la diffusione non autorizzata di immagini intime costituisce un reato. Altri hanno affermato di aver contattato direttamente familiari delle persone coinvolte per informarli della presenza dei loro congiunti all’interno della community.

Dopo la chiusura del gruppo “Mia Moglie” da parte della piattaforma, resta ora l’incognita sugli altri spazi virtuali ancora attivi e sulla necessità di monitorare un fenomeno che continua a ripresentarsi sotto forme diverse.

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