Secondo lo studio del Crea di Tor Vergata, la Campania è tra le peggiori d’Italia in materia di sanità. Persistono gravi disuguaglianze nell’accesso alle cure tra Nord e Sud. Lo studio ha analizzato universalità, equità di accesso e qualità delle prestazioni sanitarie offerte dal Servizio Sanitario Nazionale, basandosi sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sulla soddisfazione dei cittadini.
Sanità, Campania tra le peggiori d’Italia
Il divario tra Nord e Sud continua a segnare profondamente il sistema sanitario nazionale. A testimoniarlo è l’ultimo rapporto realizzato dal Crea – Centro per la Ricerca Economica Applicata alla Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, presentato il 2 luglio, che colloca la Campania tra le regioni peggiori d’Italia in materia di tutela della salute. Lo studio ha analizzato universalità, equità di accesso e qualità delle prestazioni sanitarie offerte dal Servizio Sanitario Nazionale, basandosi sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sulla soddisfazione dei cittadini. Il quadro che ne emerge evidenzia una forte disparità territoriale.
Campania “in rosso”: tra le 5 regioni con le performance peggiori
La Campania si ferma a una performance sanitaria del 26% rispetto al massimo teorico raggiungibile, posizionandosi tra le 5 regioni “in rosso” nella mappa nazionale — insieme a Calabria (23%), Sicilia, Basilicata e Puglia (tutte al 27%). Si tratta di regioni in cui i servizi sanitari risultano largamente insufficienti rispetto agli standard minimi previsti.
Anche il livello di soddisfazione degli utenti conferma il malessere diffuso: in una scala da 0 a 10, i cittadini campani assegnano un punteggio medio di 6,2, ben al di sotto della media nazionale fissata a 6,8. Per confronto, il Trentino Alto-Adige raggiunge 8,1, mentre il Veneto si distingue come la regione con la miglior performance complessiva, toccando il 55% del punteggio massimo teorico.
Un’Italia a due velocità: migliora il Sud, ma l’equità resta lontana
Lo studio del Crea, tuttavia, segnala un timido miglioramento nelle regioni del Sud, in particolare Campania, Abruzzo e Molise, che riducono lievemente la distanza rispetto al resto del Paese. Ma l’equità di accesso alle cure rimane un obiettivo ancora lontano: le liste d’attesa interminabili, la penuria di strutture efficienti e la scarsità di personale medico continuano a penalizzare gravemente i cittadini meridionali.
Il quadro dipinto dal report è quello di un Paese diviso, dove il diritto alla salute – sancito dalla Costituzione – non è ancora garantito in modo uniforme. Una condizione che, se non affrontata con interventi strutturali e mirati, rischia di aggravare ulteriormente le disuguaglianze sociali e territoriali.