Un ristoratore denunciò episodi di usura a San Giovanni a Piro: arriva la condanna per uno degli imputati. La sentenza de Tribunale di Vallo della Lucania, con a capo il presidente Vincenzo Pellegrino e i magistrati Domenico Valerio Ragucci e Concetta Serrone. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Usura a San Giovanni a Piro: arriva una condanna
Si è chiuso con una sentenza articolata il procedimento penale noto come “Promo Gradi”, incentrato su presunti episodi di usura ai danni di un ristoratore locale. Il Tribunale di Vallo della Lucania, con a capo il presidente Vincenzo Pellegrino e i magistrati Domenico Valerio Ragucci e Concetta Serrone, ha emesso la sentenza che ha visto esiti diversi per i tre imputati coinvolti: Raffaele Iannuzzi e Vincenzo Riviello, entrambi di San Giovanni a Piro, e Antonio Coppola, residente nell’hinterland napoletano.
Per Iannuzzi il tribunale ha dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione, escludendo inoltre le aggravanti relative all’usura. Situazione simile per Coppola, che è stato assolto con formula piena per la maggior parte delle accuse, mentre per un capo d’imputazione si è proceduto a prescrizione.
Diversa la sorte di Vincenzo Riviello, che è stato riconosciuto colpevole del reato di usura per due capi di imputazione. Al contempo, gli sono state riconosciute le attenuanti generiche, considerate prevalenti rispetto all’aggravante contestata. Il Tribunale ha unificato i reati in continuazione, condannandolo a un anno e cinque mesi di reclusione, con pena sospesa condizionalmente. L’indagine era partita da una denuncia del ristoratore, che aveva denunciato prestiti a usura con tassi ritenuti usurari. Le indagini hanno coinvolto complessivamente cinque persone, tutte titolari di attività economiche tra San Giovanni a Piro e Santa Marina.
