L’estate 2025 ha segnato un momento simbolico importante per il territorio campano: il cambio di denominazione dell’aeroporto di Salerno, ora dedicato anche alla Costa del Cilento. Un gesto che ha idealmente unito le due coste, rafforzando un’identità turistica condivisa. Eppure, proprio mentre cresce l’attenzione verso quest’area, la stampa ha riportato la cancellazione di molte rotte previste per la prossima estate. Una notizia che ha generato sconcerto: i dati raccolti dall’associazione FlySalerno mostrano infatti performance eccellenti delle tratte attivate nel 2024, rendendo la scelta apparentemente incomprensibile. Un paradosso che stride con le politiche di riequilibrio turistico e con l’obiettivo di contrastare l’overturismo di Napoli e della Costiera. Eppure, mentre un fronte sembra arretrare, un altro restituisce al Cilento tutta la sua dignità culturale.
Il racconto della Repubblica: viaggio nell’anima del Cilento
A riscattare il territorio arriva un prezioso articolo di la Repubblica, firmato da Mariella Marchetti, che propone un itinerario poetico attraverso la “Via dell’Olio”: un Cilento meno conosciuto, quello autunnale, immerso nella quiete e nel tempo lento della raccolta.
L’autrice dipinge un paesaggio che appartiene profondamente alla memoria mediterranea: ulivi monumentali che sembrano “creature parlanti”, custodi di secoli di storia. Radici che affondano nella terra di Velia, l’antica Elea, patria della filosofia eleatica e crocevia di commerci agricoli. Quella dell’“Olea Veliensis” era già allora una definizione autorevole, un marchio di eccellenza che ha attraversato epoche, guerre, rinascite.
Ulivi sacri, paesaggio e identità: l’essenza del Cilento
Gli ulivi cilentani si distinguono per forme contorte, tronchi scultorei, chiome generose. Non somigliano agli alberi ordinati della Toscana o della Provenza: qui l’ulivo è un simbolo primordiale, carico di mito, un archetipo di pace e resilienza.
Queste piante millenarie si intrecciano con i resti delle ville rustiche romane e con quelle terrazze agricole che hanno modellato il paesaggio. Un patrimonio vivente che continua a raccontare una filosofia di vita fondata su misura, equilibrio e attesa. Proprio quei valori che Parmenide, figlio di questa terra, avrebbe definito “armonia dell’essere”.
La Via dell’Olio come itinerario culturale e turistico
Oggi la “Via dell’Olio” non è soltanto un affascinante ricordo letterario: è un percorso culturale, paesaggistico e identitario. Un invito a scoprire il Cilento attraverso i frantoi, le masserie e le varietà autoctone: Rotondella, Salella, Pisciottana, Ogliarola del Cilento.
L’itinerario si snoda dalle campagne di Ascea verso Ceraso e la Via del Sale, per poi raggiungere Stio, Perito e i territori più interni. Lungo il cammino riaffiorano tracce di antiche civiltà: macine in pietra, mulattiere, pozzi, vecchi frantoi nascosti nella vegetazione.
Un percorso sensoriale, dove l’olio profuma di erba fresca, mandorla e carciofo, e racconta una comunità che ha saputo resistere.
Verso il Festival dell’Olivo 2026
In attesa dell’edizione 2026 del “Festival dell’Olivo”, iniziativa che punta a valorizzare ulteriormente l’oro verde cilentano, il periodo natalizio si trasforma in un’occasione perfetta per percorrere questi sentieri illuminati dalla storia.
Camminare sulla Via dell’Olio significa abbracciare una filosofia del paesaggio: riconoscere nell’ulivo un simbolo dell’identità mediterranea e un modo di vivere che il Cilento custodisce come pochi territori al mondo.








