La PM Fittipaldi ha avanzato richieste di condanna fino a 6 anni per gli imputati coinvolti nell’inchiesta sulla truffa di permessi di soggiorno nella Piana del Sele. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Truffa sui permessi di soggiorno nella Piana del Sele: chiesta condanna
Si è tenuta ieri mattina, martedì 17 giugno, davanti al Gup Giovanni Rossi del Tribunale di Salerno la requisitoria della Procura nella prima tranche dell’inchiesta nota come “Click Day”, relativa a una presunta truffa sul rilascio dei permessi di soggiorno agli extracomunitari nella Piana del Sele. La pubblica accusa, rappresentata dalla pm Francesca Fittipaldi, ha chiesto condanne fino a 6 anni di reclusione per gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato (meno di una decina). Complessivamente, i coinvolti nella prima fase dell’inchiesta sono oltre venti, con accuse che spaziano dall’associazione a delinquere finalizzata a reati in materia di immigrazione clandestina fino alla falsificazione di documenti.
Le accuse e la ricostruzione della Procura
Secondo l’atto di accusa, il sodalizio operava grazie a compiacenti datori di lavoro e centri di assistenza per l’impiego che producevano e presentavano documenti falsi per consentire l’ingresso e la permanenza illegale sul territorio italiano di cittadini extracomunitari. Per avviare le pratiche false, veniva richiesta una cifra complessiva di circa 3mila euro: 1.300 euro venivano richiesti ai datori di lavoro, mentre 1.500 euro erano a carico dei singoli stranieri, soprattutto per i cosiddetti flussi stagionali.
Prossime tappe del processo
Dopo la requisitoria, nelle prossime udienze toccherà ai difensori, tra cui gli avvocati Agostino Allegro, Francesco Rizzo e Danilo Laurino, presentare le arringhe. Successivamente il Gup Rossi emetterà la sentenza, che riguarderà anche le richieste di patteggiamento e le posizioni di imputati ancora da giudicare con altre modalità processuali.
Contesto giudiziario e investigativo
L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno e della Compagnia di Eboli, nell’ambito di un filone che punta a smantellare le reti criminali che lucrano sulle normative sull’immigrazione, causando gravi danni non solo alle vittime ma all’intero sistema di gestione dei flussi migratori.