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Tredicenne picchiato fuori da scuola a Vallo della Lucania: indagini in corso, il video inchioda il “branco”

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Frame del video

Proseguono senza sosta le indagini dei carabinieri sul grave episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi a Vallo della Lucania, dove un ragazzo di 13 anni è stato accerchiato, inseguito e aggredito da un gruppo di coetanei e giovani maggiorenni all’uscita di scuola. L’intervento tempestivo dei militari ha permesso di acquisire il video dell’aggressione, circolato rapidamente sui social, che potrebbe rivelarsi decisivo per l’identificazione di tutti i responsabili. Tra i soggetti coinvolti figurerebbero non solo minorenni, ma anche ragazzi di 19 e 21 anni, già noti in parte alle forze dell’ordine.

Tredicenne picchiato fuori da scuola a Vallo della Lucania: indagini in corso

L’episodio, che ha profondamente scosso la comunità cilentana, ha suscitato una forte ondata di indignazione e di reazioni istituzionali. Le immagini, divenute virali, mostrano il giovanissimo studente accerchiato da un gruppo di aggressori che lo colpiscono ripetutamente mentre tenta di sottrarsi alla violenza. La scena, filmata con uno smartphone e diffusa online, ha aperto un nuovo fronte di riflessione sul fenomeno del bullismo e sull’uso distorto dei social come strumenti di esposizione e umiliazione pubblica.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in una nota ufficiale, ha espresso “profondo sconcerto” per l’accaduto, evidenziando come il caso di Vallo della Lucania rappresenti solo la punta di un iceberg educativo e sociale. “Il comportamento del branco – si legge nel comunicato – non è solo un atto di violenza fisica, ma il sintomo di una fragilità identitaria collettiva. Quando il gruppo sostituisce la coscienza individuale, si smarrisce il senso dell’altro e la violenza diventa mezzo di affermazione personale”.

Il Coordinamento sottolinea anche il ruolo silenzioso ma devastante degli spettatori: l’indifferenza di chi osserva senza intervenire è definita una “violenza dell’inerzia”, che contribuisce a normalizzare comportamenti di prevaricazione. Da qui la richiesta di un intervento educativo strutturato e permanente, capace di andare oltre la logica punitiva. “Le scuole – prosegue la nota – devono introdurre percorsi di alfabetizzazione emotiva e formazione all’intelligenza affettiva. La prevenzione del bullismo passa attraverso l’educazione alla responsabilità, all’ascolto e al riconoscimento dell’altro”.

L’organismo dei docenti invita inoltre a una riflessione sul ruolo dei social network, considerati amplificatori emotivi che trasformano la sofferenza in spettacolo e il consenso virtuale in valuta identitaria. “Siamo di fronte – aggiunge il Coordinamento – a una nuova forma di dipendenza affettiva, in cui il bisogno di visibilità sostituisce la capacità di empatia”.

Infine, l’appello a un’azione corale che coinvolga scuole, famiglie, psicologi e istituzioni locali. “La scuola – conclude il documento – non può essere lasciata sola. Il bullismo è un disagio sociale profondo che richiede un intervento condiviso, sistemico e continuativo”.

Nel frattempo, i carabinieri di Vallo della Lucania proseguono le attività investigative per definire le responsabilità individuali e trasmettere all’autorità giudiziaria i risultati delle analisi sui video. L’obiettivo è fare piena luce su un episodio che ha scosso la coscienza civile e rilanciato il dibattito sulla sicurezza e sull’educazione dei più giovani.

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