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Traffico di droga dalla Costiera all’Agro: nove indagati, inchiesta legata al clan Fezza-De Vivo

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Elicottero dei Carabinieri

Cocaina, hashish, marijuana e amnesia, spacciate tra l’Agro nocerino e il sud della provincia di Salerno. È questo il cuore dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, che ha portato alla notifica della chiusura delle indagini preliminari nei confronti di nove persone, per le quali si profila ora la richiesta di rinvio a giudizio come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

L’indagine, che si inserisce in un più ampio contesto investigativo, ruota attorno alla figura di Daniele Confessore, presunto elemento di spicco del clan Fezza-De Vivo di Pagani.

Traffico di droga dalla Costiera all’Agro: nove indagati

Il procedimento rientra nell’operazione che, lo scorso aprile, ha condotto all’emissione di misure cautelari nei confronti di 14 soggetti. In totale, gli indagati dell’intera inchiesta sono 36. Per almeno sei dei nove raggiunti dall’atto di chiusura indagini, l’accusa principale è quella di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Gli altri rispondono, a vario titolo, di reati quali spaccio, riciclaggio e detenzione illecita.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento della procuratrice Elena Guarino, l’organizzazione – che avrebbe avuto come referenti principali Confessore e Leonardo Iapicco – gestiva una rete capillare di distribuzione della droga, non solo nell’area dell’Agro nocerino-sarnese, ma anche in diverse zone del capoluogo e del salernitano meridionale.

L’indagine ha avuto un impulso decisivo durante le attività di ricerca di Daniele Confessore, sfuggito anni fa a un blitz delle forze dell’ordine contro il clan paganese. A partire dal 2023, le forze investigative sono riuscite a documentare un traffico di droga di consistenti proporzioni, anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali e a un sequestro iniziale di 13 chilogrammi di sostanza stupefacente. Inoltre, gli inquirenti hanno individuato la disponibilità, da parte del gruppo, di armi da fuoco.

Le operazioni di approvvigionamento non si limitavano alla rete locale: tra i fornitori figurerebbe anche un soggetto legato al clan Di Lauro, attivo nel quartiere Secondigliano di Napoli. Il quadro emerso delinea una struttura organizzata in ruoli ben definiti: c’era chi indicava da quali assuntori riscuotere il denaro, chi custodiva il denaro proveniente dalle vendite e chi curava le comunicazioni logistiche tra i membri.

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