Un presunto accordo criminale tra due organizzazioni della Campania avrebbe avuto come obiettivo la spartizione di somme estorte a due imprenditori locali. L’episodio risale a dicembre 2024 e riguarda due uomini d’affari di Fisciano, a cui sarebbe stato richiesto il pagamento di 20mila euro. La vicenda, tuttavia, non ha visto il concretizzarsi della pretesa estorsiva come riportato dal quotidiano Il Mattino.
Tentata estorsione nel Salernitano: due clan coinvolti
Per i fatti sono sotto indagine Giuseppe Vitaglione, ritenuto vicino al clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, e Gaetano Schettini, legato al clan Genovese di Baronissi. Secondo gli inquirenti, l’ammontare richiesto agli imprenditori sarebbe stato destinato a essere diviso tra i due sodalizi. Le vittime, rispettivamente socio e amministratore di un’attività di bar a Mercato San Severino, non hanno ceduto alle richieste, subendo però minacce dirette di morte.
Il 21 dicembre 2024 Vitaglione avrebbe incontrato Schettini a Fisciano, presso un’attività di noleggio, incaricandolo di consegnare ai due imprenditori il messaggio intimidatorio: un avvertimento a pagare 20mila euro, con riferimenti a possibili ritorsioni su altri uffici della vittima al nord e al coinvolgimento di soggetti collegati alla criminalità calabrese. Due giorni dopo, Schettini si sarebbe recato direttamente presso l’autonoleggio dei destinatari della minaccia, ribadendo il messaggio intimidatorio e citando il nome di Castellammare. L’episodio è inquadrato dagli investigatori come tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, sfruttando la reputazione criminale dei clan coinvolti.
Contesto più ampio
L’episodio resta isolato rispetto al filone principale dell’indagine Antimafia, concentrata su un giro di estorsioni e usura ai danni di imprenditori del settore conciario nelle province di Montoro e Solofra. In quel contesto, le somme di denaro coinvolte oscillavano tra i 15 e i 30mila euro, con tassi d’interesse mensili stimati al 12%. Per assicurarsi la restituzione, gli indagati avrebbero imposto assunzioni fittizie dei loro emissari presso le aziende delle vittime, occultando la natura illecita dei pagamenti.
Le indagini evidenziano come le minacce, comprese videochiamate intimidatorie, siano state utilizzate per costringere alla restituzione del denaro e dei relativi interessi. Alcuni dei coinvolti, inizialmente irreperibili, si sono costituiti ai carabinieri nei giorni scorsi. Nelle prossime ore il Gip deciderà sull’eventuale conferma delle misure cautelari.








