Cronaca Salerno, Salerno

Spopolamento nelle aree interne, allarme della Cisl Salerno: «Non sono terre marginali ma comunità da valorizzare»

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Cortazzi
Cortazzi

La Cisl provinciale, tramite la segretaria Cortazzi, lancia l’allarme sullo spopolamento dei piccoli borghi di Salerno: «Le aree interne non sono terre marginali, ma comunità da valorizzare».

Spopolamento nelle aree interne, allarme della Cisl Salerno

Il tema dello spopolamento nelle aree interne torna al centro del dibattito nel Salernitano. A lanciare l’allarme è la Cisl provinciale, per voce della segretaria generale Marilina Cortazzi, che invita a superare la visione delle zone interne come “terre marginali”. «Non possiamo più permetterci di abbandonare i nostri borghi – afferma –. Sono comunità ricche di energie, tradizioni e risorse che vanno valorizzate. L’abbandono non è un destino inevitabile».

L’intervento del sindacato si inserisce nel solco tracciato dal recente incontro promosso dalla Cei a Benevento, al quale hanno partecipato anche i Vescovi salernitani. La Conferenza Episcopale ha ribadito la necessità di non ridurre la questione delle aree interne a un mero problema di infrastrutture, ma di coglierne la dimensione sociale, culturale e spirituale, puntando sulla comunità e sulla solidarietà. Parallelamente, il Cnel propone un approccio sistemico che rimetta al centro sanità, istruzione, trasporti e lavoro.

L’intervento

«Queste due visioni non si escludono, ma si integrano – sottolinea la Cortazzi –. Serve un progetto che tenga insieme sviluppo economico e infrastrutturale con la valorizzazione del capitale umano e sociale. È su questo equilibrio che si gioca il futuro della provincia». I dati Istat confermano il trend: nei comuni dell’entroterra la popolazione continua a calare, con conseguenze dirette su servizi e opportunità. Eppure, il potenziale non manca: dal patrimonio paesaggistico alla ricchezza enogastronomica, fino al valore culturale e storico dei borghi.

«Il punto è proprio questo – aggiunge la leader della Cisl Salerno –: dobbiamo smettere di considerare le aree interne come periferie subalterne e iniziare a viverle come laboratori di rigenerazione. Vuol dire investire nei giovani, sostenere comunità resilienti, proteggere il territorio anche dai rischi ambientali». Un impegno che, secondo il sindacato, non può restare affidato a iniziative isolate: «Serve un patto vero tra cittadini, istituzioni, sindacato e associazioni. Solo così potremo trasformare l’abbandono in opportunità. Difendere le aree interne significa difendere l’Italia intera».

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