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Sicignano degli Alburni, l’agricoltura idroponica spinge l’export: le fragole di Quaranta in tutta Europa

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Foto generica

A Sicignano degli Alburni l’azienda Alburni Natura coltiva fragole fuori suolo tutto l’anno: agricoltura idroponica, robot e sostenibilità alla base dell’export internazionale. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Sicignano degli Alburni, la raccolta delle fragole spinge l’export

Coltivare fragole da aprile a dicembre, riducendo i consumi idrici del 70% e conquistando i mercati esteri grazie all’agricoltura idroponica. È il traguardo raggiunto da Gianluca Quaranta, imprenditore agricolo salernitano, che con la sua Alburni Natura srl ha trasformato una tradizione familiare in un’impresa 4.0 da 1,5 milioni di euro di fatturato annuo.

Tecnologia e territorio

Nel cuore dei monti Alburni, Quaranta ha realizzato uno dei maggiori impianti fuori suolo d’Italia, dove coltiva fragole di alta qualità in serre moderne. «La nostra è una visione agricola che coniuga tecnologia e radici familiari – racconta –. Le nostre fragole arrivano ovunque, dal Sud Italia al resto d’Europa, e rappresentano un modello sostenibile e competitivo».

Dal campo all’export

La coltivazione idroponica – che avviene senza contatto diretto con il suolo ma in substrati nutritivi – consente produzioni continue e programmate grazie a varietà rifiorenti e al monitoraggio completo di tutti i parametri climatici e nutritivi. «Gestiamo luce, temperatura, umidità e ph in modo preciso – spiega Quaranta – per garantire un prodotto fresco, gustoso e 100% italiano, anche nei mesi più critici».

L’innovazione e sostenibilità

Tra le prime aziende in Italia, Alburni Natura ha testato una raccoglitrice automatica, un robot in grado di selezionare e raccogliere le fragole mature in autonomia. Una scelta che migliora efficienza e qualità, riducendo gli errori e ottimizzando i tempi di lavoro. L’intero impianto è progettato per ridurre gli sprechi e massimizzare le risorse, anche attraverso il raffreddamento immediato delle fragole appena raccolte, per preservarne gusto e freschezza. Ma la sostenibilità, per Quaranta, è anche sociale:
«L’impresa agricola deve essere un presidio attivo sul territorio – sottolinea –. Non è solo questione ambientale, ma anche occupazionale e culturale. Dobbiamo valorizzare le aree interne del Mezzogiorno creando lavoro stabile e qualificato».

Un modello dal Sud per l’Europa

Tradizione, ricerca e innovazione varietale sono i pilastri di una crescita che guarda lontano, ma affonda le radici nel territorio. «Vogliamo dimostrare – conclude Quaranta – che anche da un piccolo comune salernitano è possibile fare agricoltura moderna, etica e sostenibile, diventando protagonisti in Italia e all’estero».

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