Nel territorio salernitano la questione della mobilità scolastica si conferma un tema critico, specchio di contraddizioni ormai strutturali nel sistema dell’istruzione. Da un lato, la frustrazione dei docenti di ruolo che, ancora una volta, non sono riusciti a ottenere il trasferimento verso la propria terra d’origine. Dall’altro, la possibilità concreta che si apre per centinaia di insegnanti precari del posto, in attesa da anni di un’opportunità di stabilizzazione come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Scuola, in provincia di Salerno 528 cattedre per assunzioni da settembre
I dati relativi ai trasferimenti per l’anno scolastico 2025/2026 delineano un quadro chiaro: su 1.026 posti liberi in organico di diritto nelle scuole della provincia di Salerno, soltanto 348 trasferimenti sono stati accordati a docenti provenienti da altre regioni. In altre parole, meno di un insegnante su tre è riuscito a rientrare. Il restante 66% rimane a insegnare al Nord, costretto a un pendolarismo forzato tra famiglie lontane, costi di alloggio elevati e difficoltà logistiche. «Tra affitti e viaggi, le spese mensili per un docente fuori sede si aggirano sui 700-800 euro, mentre gli stipendi restano invariati», denuncia Roberta Vannini, segretaria regionale della Uil Scuola Campania.
Ma da questa mancata mobilità nasce un effetto collaterale inaspettato: ben 528 cattedre resteranno vacanti a settembre, e saranno quindi destinate alle immissioni in ruolo. Una prospettiva che interessa da vicino i docenti precari del territorio, molti dei quali da anni operano come supplenti, accumulando esperienza e titoli in attesa di una stabilizzazione.
Le opportunità di assunzione saranno distribuite in modo eterogeneo. Le scuole superiori registrano il numero maggiore di posti liberi, con 209 cattedre disponibili. Seguono la scuola primaria, con 139 posti, e la secondaria di primo grado, ossia le scuole medie, con 107 cattedre. Anche il segmento della scuola dell’infanzia avrà spazio, con 78 posti vacanti. I dati emergono da un’analisi incrociata degli esiti dei trasferimenti e delle disponibilità residue in organico.