La Procura di Salerno chiude l’inchiesta sul presunto voto di scambio politico-mafioso a Capaccio Paestum. Le accuse a carico dei nove indagati – tra cui l’ex sindaco Franco Alfieri – sono di scambio elettorale politico-mafioso, tentato omicidio ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, detenzione, porto e cessione illegale di armi.
Scambio politico-mafioso a Capaccio Paestum, chiusa l’inchiesta: sono nove gli indagati
Tra gli indagati oltre ad Alfieri figurano l’imprenditore Roberto Squecco e la moglie Stefania Nobili. C’è anche il vigile urbano Antonio Bernardi, l’addetto al cimitero Michele Pecora e il cosiddetto “gruppo di Baronissi” composto da Domenico De Cesare, Vincenzo De Cesare, Angelo Genovese ed Antonio Cosentino.
L’ex primo cittadino di Capaccio Paestum, Squecco, Pecora, Bernardi si trovano agli arresti domiciliari come Cosentino e Domenico De Cesare, mentre Genovese è in carcere. Stefania Nobili è invece libera. Obbligo di dimora, invece, per Vincenzo De Cesare (a sua volta però ristretto a Fuorni per un altro procedimento).
Il presunto “accordo”
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, l’imprenditore Squecco avrebbe minacciato l’ex sindaco Franco Alfieri per impedire la demolizione del lido Kennedy, arrivando persino a ipotizzare un attentato contro l’ex primo cittadino. Il piano, tuttavia, non sarebbe mai stato portato a termine a causa di un mancato accordo economico tra il cosiddetto “gruppo di Baronissi” e lo stesso Squecco.
Dalle indagini emerge inoltre che Squecco avrebbe favorito la candidatura della moglie alle elezioni comunali del 2019, in cambio di un presunto accordo politico con l’allora sindaco, volto a evitare l’abbattimento dello stabilimento balneare. La Procura ritiene che tale intesa rientrasse in un più ampio sistema di scambi di favori e pressioni nell’ambito della vita amministrativa locale.
Il tentato omicidio
Nel corso dell’inchiesta sarebbe emerso anche un tentato omicidio: quello che Domenico De Cesare avrebbe tentato ai danni di Angelo Genovese, esponente dell’omonimo clan, in seguito a una presunta tentata estorsione. Le indagini hanno inoltre portato al sequestro di un arsenale composto da fucili e pistole di vario calibro.







