Secondo quanto riportato da Il Mattino, il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha disposto la sospensione dell’efficacia del provvedimento con cui la Giunta regionale aveva disposto, lo scorso 1° settembre, l’interruzione delle attività del punto nascita dell’ospedale di Sapri.
L’ordinanza, depositata ieri e firmata dal presidente Vincenzo Salamone, conferma e proroga la riattivazione temporanea già stabilita il 9 ottobre con decreto monocratico, stabilendo che il servizio resterà attivo almeno fino al 27 maggio 2026, data fissata per la discussione nel merito del ricorso presentato dai Comuni del distretto sanitario Sapri-Camerota.
Sapri, il Tar sospende la chiusura del punto nascita
Il Tar ha ritenuto sussistente il rischio di un «danno grave e irreparabile» per la collettività, collegato alla chiusura del presidio. Nell’ordinanza è indicato un punto centrale: la valutazione relativa all’assenza di disagio oro-geografico, su cui si basava il provvedimento regionale, sarebbe stata compiuta in modo non adeguato. Per questa ragione il Tribunale ha chiesto al Ministero della Salute di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di deroga avanzata dalla Regione Campania, attraverso il Comitato Percorso Nascita Nazionale e il Tavolo Lea, entro un termine di 90 giorni. Nella valutazione ministeriale dovrà essere presa in considerazione anche la recente legge regionale che individua Sapri come area svantaggiata.
«Lavoreremo affinché questa sospensione si trasformi in una soluzione stabile» ha dichiarato il sindaco di Vibonati, Manuel Borrelli, evidenziando come la decisione rappresenti un punto di appoggio per una trattativa istituzionale più ampia. Dello stesso tono le parole del sindaco di Sapri, Antonio Gentile, che ha sottolineato come il Tar abbia riconosciuto la fondatezza delle contestazioni avanzate dai Comuni, impegnati da mesi nella difesa del presidio ospedaliero come riferimento sanitario essenziale per un territorio esteso, articolato e non facilmente raggiungibile.
Gli avvocati Mariarosaria Mazzacano, Gaetano Giordano e Marcello Feola, che rappresentano gli enti ricorrenti, hanno evidenziato che la decisione del Tribunale «tutela concretamente le comunità del Cilento interno e del Golfo di Policastro», richiamando l’attenzione sulla funzione del punto nascita non solo come servizio sanitario ma come presidio di sicurezza territoriale.








