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Sanità in crisi nel Salernitano: un cittadino su dieci rinuncia a curarsi per costi e liste d’attesa

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Nel 2024, circa 100mila residenti della provincia di Salerno hanno rinunciato a visite mediche ed esami specialistici, pari a un cittadino su dieci. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2025 dell’Istat, che evidenzia un trend in costante crescita: nel 2023 i rinunciatari erano 75mila, mentre nel 2019 si fermavano a 63mila come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Il dato segna un ulteriore deterioramento dell’accesso alle cure sanitarie e riflette una doppia criticità: da un lato le liste d’attesa sempre più lunghe, dall’altro le difficoltà economiche che impediscono a una fascia crescente della popolazione di sostenere i costi delle prestazioni.

Salerno, un cittadino su dieci rinuncia a curarsi per costi e liste d’attesa

Secondo il rapporto, le principali cause della rinuncia alle cure sono riconducibili al prolungarsi dei tempi per ottenere una prestazione sanitaria pubblica (circa il 7% dei casi) e all’impossibilità economica di affrontarne il costo (intorno al 5%). In particolare, la difficoltà nel prenotare una visita o un esame rappresenta ormai la principale barriera, superando perfino il fattore economico.

L’analisi per fasce demografiche mostra che a rinunciare maggiormente sono le donne e gli adulti tra i 45 e i 54 anni. A fronte dell’inefficienza del sistema pubblico, aumenta il ricorso alla sanità privata: nel 2024 il 23,9% della popolazione ha pagato interamente l’ultima prestazione ricevuta, contro il 19,9% dell’anno precedente. Un dato che conferma la progressiva privatizzazione di fatto della sanità, spinta dall’inadeguatezza della rete pubblica.

Un ulteriore elemento critico riguarda la distribuzione dei servizi: circa la metà dei cittadini che hanno rinunciato a curarsi lo ha fatto perché la prestazione richiesta non era disponibile nella zona di residenza. Questo fattore di esclusione geografica rischia di generare un aggravamento dello stato di salute generale, aumentando il carico futuro sulla rete sanitaria e incidendo potenzialmente anche sulla mortalità evitabile.

In questo contesto, risulta strategica la riorganizzazione della medicina territoriale. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un nuovo modello di assistenza sanitaria di prossimità, basato su reti territoriali, telemedicina e strutture come le case della comunità. Nel Salernitano ne sono previste 33, ma una ogni 42mila abitanti rischia di non essere sufficiente a colmare il vuoto lasciato da centinaia di ambulatori e studi medici di base attualmente operativi.

La carenza di personale

La questione si intreccia con l’emergenza legata al personale medico. Secondo le previsioni Agenas, nei prossimi anni andranno in pensione circa 600 tra medici di medicina generale e pediatri a scelta libera, su un totale di 850 attivi. Le nuove immissioni previste si attestano a circa 170 unità, lasciando scoperti potenzialmente oltre 400mila cittadini. Con ogni medico di base che già oggi assiste più di mille pazienti — e molti superano i 1.200 — il rischio di un collasso del sistema di medicina generale è concreto.

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