Tre persone sono state denunciate per rissa a Salerno dopo il corteo per Carlo Falvella avvenuto il 7 luglio del 2024. Il Centro Sociale “Jan Assen” parla di provvedimento politico e denuncia una crescente repressione dei movimenti. Lo riporta OndaNews.
Salerno, tre denunciati per la rissa al corteo per Carlo Falvella
A un anno e mezzo dai fatti del 7 luglio 2024, tre persone sono state denunciate a Salerno con l’accusa di rissa in relazione agli scontri avvenuti durante il corteo commemorativo di Carlo Falvella, appuntamento che si ripete annualmente in città. Il provvedimento della Procura della Repubblica e delle forze dell’ordine ha suscitato la reazione del Centro Sociale Asilo Politico “Jan Assen” di Salerno, che in una nota pubblica ha espresso la propria posizione.
“Negli ultimi mesi – si legge nel comunicato – abbiamo costruito spazi, relazioni e pratiche di libertà collettiva: dal primo Antifa Fest, che ha riempito la città di cultura, sport popolare e socialità antifascista, alle piazze per la Palestina, fino alle mobilitazioni di studenti e lavoratori contro il genocidio e l’economia di guerra. Un percorso che ha dato nuova voce ai movimenti salernitani, unendo solidarietà, conflitto e mutualismo.”
Il centro sociale ha poi sottolineato come porto e università siano stati punti centrali di un autunno di protesta: “Da un lato luogo dei traffici bellici e delle complicità con l’economia di guerra, dall’altro sede di accordi accademici con istituzioni dell’apartheid. Le giornate del 22 settembre, del 2 e del 3 ottobre – prosegue la nota – hanno dimostrato che a Salerno esiste una comunità capace di prendere posizione e proporre alternative.”
La replica del Centro Sociale Jan Assen
Secondo gli attivisti, le denunce rappresenterebbero una “ritorsione” dopo le mobilitazioni di settembre e ottobre: “È un tentativo della Questura di colpire chi ha partecipato alle giornate di lotta e di svuotare di significato politico ogni forma di opposizione sociale. L’obiettivo è politico: equiparare sul piano giudiziario antifascismo e neofascismo, trasformando in reato la resistenza e la pratica di comunità.”
Il comunicato si conclude con uno sguardo al contesto nazionale: “In tutta Italia – scrivono – cresce la repressione contro i movimenti: denunce, arresti, misure cautelari e campagne mediatiche di criminalizzazione. Dalle proteste studentesche alla solidarietà per la Palestina, fino ai casi di Anan, Ali, Mansour e agli arrestati per il carnevale No Ponte, emerge la stessa logica: punire chi rompe il silenzio e si organizza dal basso contro guerra e miseria.”








