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Salerno, ricercatori precari e assegnisti invisibili: «Così si cancella il futuro dell’università»

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Foto generica
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All’assemblea con i candidati a rettore dell’Università di Salerno, esplode la questione dei ricercatori precari e degli assegnisti invisibili: tutele inesistenti, carriere bloccate e assegnisti senza contratto. Le proposte dei candidati. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Salerno, ricercatori precari e assegnisti invisibili

Durante l’assemblea pubblica con i cinque candidati alla carica di rettore dell’Università di Salerno, un grido forte e lucido ha interrotto il confronto: quello dei ricercatori precari e assegnisti di ricerca, che denunciano condizioni lavorative sempre più insostenibili.

«Siamo professionisti, adulti, altamente qualificati. Eppure continuiamo a essere chiamati “giovani” a cui l’ateneo offre opportunità. In realtà, siamo precari senza tutele e spesso invisibili», ha dichiarato Rossella Torraca, intervenuta in rappresentanza dell’associazione di categoria.

La sua voce ha dato corpo a un malessere diffuso, che attraversa le università italiane e trova nell’Unisa un caso emblematico. Gli assegnisti di ricerca non hanno un contratto di lavoro riconosciuto. Non possono accedere a mutui o richiedere finanziamenti. Vivono un’instabilità professionale che ha evidenti ricadute anche sul piano umano.

«Eppure – aggiunge Torraca – siamo noi a intercettare fondi milionari per progetti che generano valore economico per l’ateneo. Perché allora restiamo ai margini del sistema? Come si tutela la dignità di chi vive per la ricerca?»

Le cause: tagli e incertezze normative

Il problema, come sottolineano anche alcuni interni, nasce da una combinazione di definanziamento delle università e da scelte ministeriali, che con le nuove norme stanno di fatto cancellando la figura dell’assegnista di ricerca. Con la recente riforma, la riconferma dell’assegno — un tempo passaggio chiave verso la carriera accademica — è divenuta incerta, lasciando molte figure qualificate fuori dal sistema.

Le risposte dei candidati: dalla stabilizzazione agli Osservatori

Sul tema, i cinque candidati hanno espresso posizioni convergenti nella diagnosi, diverse nelle proposte operative.

Alessandra Petrone ha parlato della necessità di un piano pluriennale di stabilizzazione:

«I ricercatori sono un valore aggiunto, ma l’università è vincolata alle politiche ministeriali. Tuttavia, puntare sulla ricerca è una scelta strategica per affermare il ruolo dell’Unisa in Italia e all’estero.»

Pietro Campiglia ha sottolineato l’importanza di integrare i ricercatori nel sistema universitario, prevedendo esperienze all’estero per rafforzarne i curricula e aumentare l’attrattività dei percorsi accademici:

«Non basta stabilizzare. Occorre costruire percorsi forti, anche oltre i confini nazionali.»

Virgilio D’Antonio ha denunciato le disparità retributive esistenti tra ricercatori con le stesse mansioni:

«Una vera discriminazione contributiva. Altri atenei l’hanno già corretta, dobbiamo farlo anche noi.»

Paola Adinolfi ha posto l’accento sul ruolo decisionale e la partecipazione:

«Ricercatori e associati devono entrare negli organi collegiali e nei CdA. Propongo un piano triennale per le progressioni di carriera, con incentivi e pari opportunità. Inoltre, voglio istituire un Osservatorio sulla precarietà sul modello dell’Università di Siena.»

Carmine Vecchione ha definito la questione una priorità assoluta, attribuendo parte della responsabilità al Ministero:

«C’è stato un disguido ministeriale che va risolto. È una delle priorità su cui intendo impegnarmi.»

comune di salernoprecariUniversità degli Studi di Salerno

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