In provincia di Salerno diminuiscono i Neet, cresce la formazione e la dispersione scolastica scende ai livelli più bassi della Campania. Il rapporto BesT Campania 2024 mostra un territorio in piena trasformazione grazie alle politiche educative degli ultimi anni. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Salerno cambia passo: meno Neet, più formazione e dispersione ai minimi
Nel territorio salernitano si consolida un cambio di passo significativo: diminuiscono i ragazzi che non studiano e non lavorano, cresce l’adesione ai percorsi formativi e l’istruzione torna a essere un fattore decisivo per lo sviluppo locale. A delineare questa evoluzione è il rapporto BesT Campania 2024 dell’Istat, che mette in luce due tendenze convergenti — la riduzione dei Neet e l’ampliamento della formazione continua — segnali di un sistema educativo e sociale in trasformazione.
Un quadro che riflette l’impatto delle politiche nazionali degli ultimi due anni, orientate a riportare la scuola al centro della crescita del Paese. In questo scenario, spicca il lavoro portato avanti dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha riavviato investimenti, rafforzato l’orientamento e rilanciato un modello di formazione integrata capace di collegare scuola, Its Academy e fabbisogno di competenze del mondo produttivo.
I dati su Neet e formazione
Il dato più netto riguarda la fascia 15-29 anni: nel 2023 i Neet in provincia di Salerno scendono al 22,5%, un valore migliore della media regionale (26,9%) e inferiore rispetto a molte aree del Sud. Dal 2019 la diminuzione supera i sette punti percentuali, un calo che appare strutturale. Parallelamente cresce la partecipazione ai percorsi terziari professionalizzanti, con particolare attenzione ai modelli “4+2”, che collegano gli ultimi anni della scuola superiore agli Its attraverso un orientamento costante. È proprio su questo fronte che si registra l’effetto più diretto delle misure del Ministero, volte a creare filiere formative stabili e a rafforzare la collaborazione tra istituti e imprese. Anche tra gli adulti aumenta la propensione a investire nelle competenze: nel 2023 la formazione continua in provincia tocca il 9,3%, oltre la media meridionale dell’8,7% e in crescita rispetto al periodo pre-Covid.
Il valore della formazione permanente
L’incremento della formazione lungo tutto l’arco della vita non è solo un indicatore di aggiornamento professionale, ma il segno di una cultura del lavoro che si orienta verso la transizione digitale, la sicurezza e le competenze richieste dall’economia verde. Un ambito che il ministro Valditara ha voluto consolidare inserendo la formazione in servizio in una cornice più ampia di scuola che apprende e fa apprendere.
Dispersione scolastica in calo
All’interno di questo quadro di rafforzamento emerge un altro dato chiave: la dispersione scolastica. Con il 17,5%, Salerno resta la provincia campana con il risultato più positivo e una delle migliori del Sud. Il confronto interno alla regione è chiaro: Napoli è al 19%, Caserta sale al 20% soprattutto per le difficoltà dei tecnici e dei professionali, Avellino è al 17,8% e Benevento al 18,1%. Il dato salernitano è inferiore anche alla media regionale (18,9%) e meridionale (19,8%), oltre che a quello di molte province vicine del Sud: Bari (18,3%), Taranto (21,4%), Lecce (19,5%), Potenza (18,7%), Cosenza (20,3%), Catanzaro (21,8%), Reggio Calabria (20,9%).
Negli ultimi tre anni il calo supera i due punti percentuali, frutto di maggiore inclusività, uso mirato delle risorse del Pnrr, interventi di Agenda Sud e stabilità del personale scolastico. È un risultato che riflette anche l’efficacia delle misure anti-abbandono, del tutoraggio personalizzato e della continuità didattica garantita dalle stabilizzazioni.
Il quadro che emerge è quello di un territorio in trasformazione profonda: più giovani rientrano nei percorsi formativi, diminuiscono coloro che restano ai margini di studio e lavoro, cresce la partecipazione degli adulti alla formazione e la dispersione scende sotto le medie regionale e meridionale. Un segnale di dinamismo che conferma la centralità dell’istruzione come motore di sviluppo.








