Secondo quanto riportato da Il Mattino, l’ultimo studio «L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie» traccia un profilo aggiornato di Salerno e dei principali centri della provincia, evidenziando una combinazione di vitalità economica e progressiva erosione demografica. Il dossier, realizzato da Mecenate 90 insieme al Centro Studi Tagliacarne e presentato nella sede di Unioncamere, colloca Salerno, Battipaglia, Eboli e Nocera Inferiore tra le 157 realtà urbane considerate “intermedie” per peso economico, ruolo territoriale e assetti socio-culturali.
Salerno e la sua provincia crescono nell’economia ma perdono abitanti
Nel dettaglio, Salerno registra nel 2022 un valore aggiunto superiore ai 3,9 miliardi di euro. La città, che tre anni fa contava in media oltre 127mila abitanti, vede scendere i residenti a 126.715 al 1° gennaio 2024, con una proiezione che stima un calo fino a circa 102mila unità entro il 2050. Il dossier segnala anche interventi di rigenerazione, tra cui l’estensione del Giardino della Minerva, considerato un esempio di riqualificazione culturale.
Battipaglia presenta un valore aggiunto vicino a 1,2 miliardi di euro, accompagnato da una popolazione media di poco inferiore ai 50mila residenti. Anche qui le previsioni demografiche indicano una diminuzione sensibile: dai 49.496 abitanti attuali ai poco più di 43mila attesi entro la metà del secolo.
Eboli si attesta su un valore produttivo vicino ai 724 milioni di euro, con una popolazione che nel 2022 sfiorava i 37.600 abitanti. Le stime proiettano un calo verso quota 34mila nel 2050, seguendo una dinamica analoga a quella del resto della provincia. Nocera Inferiore, che nel 2022 produceva circa 949 milioni di euro di valore aggiunto, registra un andamento demografico simile: dai 43.752 residenti attuali si passerebbe a circa 35.700 nel 2050.
Il rapporto estende l’analisi all’intero gruppo delle 157 città intermedie italiane, rilevando che queste realtà mostrano un valore aggiunto pro capite superiore del 16% rispetto alla media nazionale. Inoltre, contengono meglio il calo demografico previsto nei prossimi decenni e offrono indicatori di qualità della vita più elevati rispetto alle città metropolitane e ai comuni minori. Le città intermedie, si legge nel documento, ospitano filiere produttive innovative, impulsi culturali, interventi di rigenerazione urbana e sistemi di servizi che contribuiscono alla competitività dei territori.
Nel commento introduttivo, il presidente del comitato scientifico di Mecenate 90, Giuseppe De Rita, sottolinea l’esistenza di fragilità strutturali ma anche di una marcata capacità di iniziativa collettiva nelle aree analizzate, tra cui Salerno. Il presidente di Mecenate 90, Daniele Pitteri, evidenzia la tendenza di queste città a distinguersi per funzioni e vocazioni specifiche, mentre il direttore del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, mette in rilievo il ruolo della cooperazione tra tessuto imprenditoriale e istituzioni locali, fattore che contribuisce a rendere queste realtà più attrattive e resilienti nel contesto nazionale








