Sono state rese note le motivazioni che hanno spinto il Tribunale di Salerno a condannare tre medici per la morte di Aniello Bruno, 57enne di Angri detenuto nel carcere di Fuorni morto il 1° aprile 2018 al Ruggi di Salerno a seguito di uno shock settico causato da una peritonite stercoracea dovuta a ischemia e perforazione intestinale.
Per i giudici, un approccio medico tempestivo e conforme alle linee guida avrebbe evitato con certezza la tragedia. I tre condannati, insieme all’Asl Salerno quale responsabile civile, dovranno anche risarcire i familiari della vittima. Lo riporta l’edizione odierna de Il Mattino.
Salerno, detenuto morto: condannati tre medici “potevano evitarlo”
I sanitari A.D.C. e C.O., in servizio presso l’infermeria di Fuorni, insieme a G.D.N., medico del pronto soccorso del Ruggi, sono stati condannati a sei mesi di reclusione. Secondo il Tribunale, le loro diagnosi superficiali e i ritardi accumulati hanno compromesso le possibilità di sopravvivenza del detenuto. Assolta invece la dottoressa M.R.A. «perché il fatto non sussiste».
La vicenda prende avvio il 20 marzo 2018, quando Bruno accusò i primi disturbi e fu visitato da A.D.C., che si limitò a somministrare antidolorifici, senza disporre accertamenti o un ricovero, nonostante le gravi patologie pregresse del detenuto. Cinque giorni dopo, con sintomi in peggioramento, il medico di turno C.O. si comportò in maniera analoga, ricorrendo solo a cure sintomatiche.
Il 30 marzo, con condizioni ormai critiche, Bruno fu trasferito al Ruggi, dove il medico del pronto soccorso diagnosticò una colica renale senza eseguire esami strumentali, dimettendolo e rimandandolo in carcere. Una decisione che i giudici hanno ritenuto determinante nella catena di errori.
Il giorno successivo, il 31 marzo, Bruno fu visitato due volte dallo stesso medico di Fuorni, senza che venisse disposto il trasferimento urgente. Solo in tarda serata arrivò la decisione di ricovero, quando la perforazione intestinale aveva già superato il punto di non ritorno. L’uomo fu riportato al Ruggi in condizioni disperate e morì poche ore dopo, nella notte del 1° aprile.