Cronaca Salerno, Salerno

Salerno, allarme denatalità: a rischio scuole e servizi, “così perdiamo il futuro”

Arezzo bambina nata morta
Immagine di repertorio
Arezzo bambina nata morta

Senza clamore, ma con effetti concreti sempre più evidenti, Salerno sta affrontando la fase più critica del proprio inverno demografico. Il calo delle nascite, fenomeno nazionale da anni ormai strutturale, nel capoluogo assume proporzioni allarmanti, con ripercussioni immediate sul sistema scolastico e, più in generale, sull’intero assetto sociale della città come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Salerno, allarme denatalità: a rischio scuole e servizi

Secondo i dati forniti dall’assessorato alla Pubblica Istruzione, dall’anno scolastico 2024/2025 Salerno perderà almeno una sezione di scuola dell’infanzia in ciascun istituto cittadino. Una contrazione dovuta al netto calo di iscrizioni: si registrano 250 bambini in meno rispetto all’anno precedente, dopo un’ulteriore perdita di 393 unità nell’arco di tre anni. Numeri che lasciano poco spazio all’interpretazione.

Nel dettaglio, nel 2023/2024 i bambini iscritti alle scuole dell’infanzia erano 2.145. A settembre 2024 il numero scenderà a 2.002, con una previsione ancora più negativa per il 2025/2026, quando si prevede un’ulteriore contrazione a 1.752 iscritti. Una flessione che incide sull’intera organizzazione scolastica: sezioni accorpate, orari ridotti, personale da ricollocare. Le ripercussioni saranno maggiori nei quartieri già caratterizzati da fragilità sociali.

«L’effetto culle vuote sta assumendo proporzioni senza precedenti», afferma l’assessora all’Istruzione Gaetana Falcone. «Serve un intervento di respiro nazionale. I comuni possono solo tamponare, ma il problema è strutturale: riguarda la disoccupazione giovanile, la precarietà e la difficoltà di costruire un progetto familiare. Salerno sta perdendo il proprio futuro».

Il dato Istat sulle nascite nel 2024 certifica il crollo: solo 641 nuovi nati, contro gli 819 del 2023. Una perdita di 178 bambini in un solo anno. Nel 2010 i nuovi nati erano oltre il doppio. In quindici anni, il calo complessivo supera il 37%. Una tendenza che prosegue nel 2025, con 1.157 neonati registrati in provincia tra gennaio e aprile, contro i 1.267 dello stesso periodo dell’anno precedente.

L’effetto domino è inevitabile: classi che si svuotano, insegnanti in esubero, riduzione dei servizi scolastici e sociali. A soffrirne non è solo l’istruzione, ma l’intero tessuto urbano. Il dato simbolico più eloquente arriva dagli uffici comunali: soltanto 15 famiglie hanno richiesto l’agevolazione per il pasto gratuito del terzo figlio. Un indicatore del progressivo tramonto delle famiglie numerose, un tempo tipiche del Mezzogiorno.

Il calo demografico non è solo una questione di numeri: impatta sull’economia, sull’edilizia, sulla vivacità dei quartieri. Le richieste di nuove abitazioni diminuiscono, molte zone si spopolano, l’interazione sociale si riduce. I parchi giochi restano vuoti, le aule si chiudono. «È un paradosso – osserva ancora Falcone – abbiamo edifici scolastici moderni, personale preparato, ma mancano i bambini».

Il Comune ha avviato un’attività di monitoraggio costante, ma da solo non può invertire la rotta. La crisi demografica richiede politiche nazionali incisive: incentivi fiscali alla natalità, sostegno all’occupazione stabile, servizi per l’infanzia capillari e gratuiti, e un cambiamento culturale che valorizzi il ruolo genitoriale. Intanto, le scuole cittadine si preparano all’ennesima riorganizzazione. Con uno sguardo puntato sui numeri, e l’altro su un futuro che rischia di non arrivare mai.

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