Cronaca Salerno, Salerno

Rifiuta di entrare nel giro di spaccio e denuncia sui social: da un post del ragazzo nasce l’inchiesta che porta a 32 arresti

Rifiuta di entrare nel giro di spaccio e denuncia sui social: da un post del ragazzo nasce l’inchiesta che porta a 32 arresti
Il materiale sequestrato

Un messaggio lanciato sui social, poche righe scritte da un ragazzo in preda alla paura, ha innescato una delle più vaste indagini antidroga condotte negli ultimi anni tra Campania e Basilicata. Tutto è partito nel 2023, quando un carabiniere notò su Instagram un post inquietante pubblicato da un minore: «La mia morte è dovuta alla droga». Parole che hanno spinto il militare a rintracciare il giovane e a comprenderne il significato come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Rifiuta di entrare nel giro di spaccio e denuncia sui social

Dalle verifiche successive è emerso che il ragazzo si era allontanato da casa dopo aver rifiutato di entrare in un’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti. Da quella segnalazione, la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza ha avviato un’inchiesta che, dopo mesi di indagini e riscontri tecnici, ha portato all’emissione di 32 misure cautelari e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 23 persone. In totale, sono 55 i soggetti coinvolti, distribuiti tra le province di Matera, Potenza, Lecce, Salerno, Siracusa e Trani.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il gruppo operava lungo un asse Basilicata–Salerno, con base logistica a Ferrandina, nel Materano, dove si sarebbero insediate le nuove leve dei clan Bisogno e Zullo. L’organizzazione avrebbe gestito un articolato traffico di cocaina e hashish, destinato soprattutto ai luoghi di ritrovo giovanili e alla movida lucana.

Al vertice, secondo l’accusa, c’era Antonio Bisogno, 20 anni, di Cava de’ Tirreni, che avrebbe mantenuto contatti costanti con Vincenzo Zullo, 44 anni, figlio dello storico boss metelliano Dante Zullo. Quest’ultimo, già detenuto, avrebbe continuato a impartire ordini e coordinare parte delle operazioni di spaccio attraverso un microtelefono clandestino in cella. Le indagini hanno inoltre documentato il coinvolgimento di sette minorenni, utilizzati per il trasporto e la vendita delle sostanze.

Le accuse contestate, a vario titolo, comprendono associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, aggravata dal metodo mafioso, detenzione di armi e munizioni e concorso esterno in associazione mafiosa. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno rinvenuto due telefoni cellulari nella disponibilità di Bisogno — uno nella sua abitazione e l’altro all’interno del carcere — oltre a dosi di stupefacente e materiale per il confezionamento.

Gli inquirenti ritengono che il gruppo avesse anche accesso ad armi da fuoco e che fosse responsabile di episodi di violenza e pestaggi volti a imporre il controllo del territorio. Le indagini hanno consentito di smantellare una rete criminale che mirava a colmare il vuoto lasciato da precedenti operazioni antimafia nel Materano, costruendo un nuovo equilibrio tra vecchi e giovani affiliati.

Nei prossimi giorni inizieranno gli interrogatori di garanzia dinanzi al Gip. Diversi indagati salernitani sono stati raggiunti da misure cautelari, mentre altri restano a piede libero ma con accuse in concorso. L’indagine, nata da un segnale raccolto sui social, si è trasformata in un’operazione di ampia portata, che ha svelato un sistema ramificato e violento di traffico di droga tra due regioni.

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