Il Tribunale del Riesame di Firenze ha annullato le misure cautelari disposte il 30 settembre scorso nei confronti di cinque persone coinvolte nell’inchiesta condotta dalla Procura di Pistoia su presunti illeciti nella gestione dei centri di accoglienza per migranti. I provvedimenti riguardavano un arresto in carcere e quattro ai domiciliari. Tutti gli indagati sono ora tornati in libertà, in attesa del deposito delle motivazioni del Riesame.
Truffa migranti, tornano liberi i cinque indagati
Le accuse contestate, a vario titolo, erano concussione nei confronti di richiedenti asilo, frode nelle pubbliche forniture, false attestazioni in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le difese avevano già presentato ricorso, sostenendo l’assenza dell’interrogatorio preventivo, considerato atto necessario prima dell’applicazione di qualunque misura cautelare. Solo con il deposito delle motivazioni sarà possibile chiarire le ragioni giuridiche che hanno portato all’annullamento dell’ordinanza.
L’indagine, avviata nel dicembre 2023 dopo un’ispezione dei Carabinieri del NAS in un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) in Toscana, aveva fatto emergere una situazione di grave degrado e presunte irregolarità nella gestione dei fondi pubblici destinati ai servizi per migranti. Al centro delle verifiche figura una cooperativa sociale con sede a Castel San Giorgio, nell’Agro nocerino sarnese, che operava in varie regioni italiane.
Secondo l’impianto accusatorio, la cooperativa avrebbe massimizzato i profitti tagliando servizi essenziali previsti dalle convenzioni stipulate con le Prefetture. Le indagini hanno documentato, in più centri, mancata erogazione del “pocket money” giornaliero, lezioni di italiano saltuarie, assenza di supporto psicologico e legale e condizioni igieniche definite “gravissime”.
In base alle testimonianze raccolte, gli ospiti sarebbero stati costretti a firmare registri di presenza sotto minaccia di perdere l’alloggio o di non ricevere cibo. Alcuni avrebbero denunciato di essere rimasti fino a dieci giorni senza alimenti.
Un ulteriore filone investigativo riguarda la presunta duplicazione di fatture inviate contemporaneamente a più Prefetture per ottenere rimborsi multipli sulla stessa spesa. Secondo le stime degli inquirenti, la cooperativa avrebbe incassato oltre 1,2 milioni di euro di fondi pubblici tra il 2022 e il 2024.
L’inchiesta, ancora in corso, coinvolge strutture in Campania, Toscana, Lombardia e Calabria, con particolare attenzione a quelle situate nel Cilento e Vallo di Diano. L’annullamento delle misure cautelari rappresenta ora un passaggio cruciale dell’indagine, che proseguirà per accertare l’effettiva sussistenza delle accuse e la responsabilità dei soggetti coinvolti.