Dopo oltre un decennio di chiusura, il santuario di Hera Argiva, situato alla foce del Sele e a pochi chilometri dall’area archeologica di Paestum, torna ad accogliere i visitatori. Uno dei luoghi più antichi e simbolici del territorio, punto di riferimento della grecità in Italia meridionale, rinasce grazie a un progetto che unisce tutela, sostenibilità e accessibilità.
Un sito sacro tra storia, confini e riti antichi
Il santuario, frequentato fin dall’età arcaica, segnava il confine naturale tra il territorio degli Etruschi e la chora di Poseidonia, l’antica Paestum. Su un’area di 41.000 metri quadrati, il complesso custodisce resti e testimonianze del culto della dea Hera, meta di pellegrinaggi soprattutto femminili: giovani donne lasciavano offerte votive alla divinità in cerca di protezione e buon auspicio.
Dal 2014 alla rinascita: nasce il nuovo Giardino di Hera
La chiusura del 2014, causata da una violenta esondazione, aveva compromesso sia l’area archeologica sia il Museo narrante ricavato da una casa colonica del ’900. Oggi, grazie a un intervento voluto e coordinato dalla direttrice del Parco Archeologico, Tiziana D’Angelo, il sito riapre con il nuovo Giardino di Hera, progettato per offrire un’esperienza immersiva e inclusiva.
Il giardino comprende:
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un viottolo sostenibile in materiali ecocompatibili
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panchine e passerelle accessibili
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pannelli tattili e didascalie per rendere il percorso fruibile anche a utenti con disabilità sensoriali
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un recinto in legno di castagno che tutela gli scavi
Le visite saranno disponibili ogni sabato e domenica mattina, condotte dai volontari del Servizio Civile formati dal Parco. L’ingresso al Giardino è incluso nel biglietto di Paestum e gratuito nelle “Domeniche al museo”. È inoltre in programma un servizio navetta dedicato.
Il nuovo museo: apertura prevista nel 2026
La riapertura del sito è soltanto la prima parte del progetto. Nel 2026 verrà inaugurato il nuovo Museo di Hera Argiva, riallestito all’interno del podere agricolo restaurato. Il museo manterrà la sua impostazione didattica, con sale dedicate alla storia del santuario e ai reperti più significativi, tra cui le celebri metope, oggi custodite temporaneamente nel museo di Paestum.
Scavi, ricerche e nuove scoperte
Oltre al restauro, il sito è oggetto di indagini archeologiche aggiornate: come spiega la direttrice D’Angelo, sono state effettuate tomografie non invasive simili a un “sonar” che ha permesso di studiare il sottosuolo argilloso senza danneggiarlo. Nei prossimi mesi partirà una campagna di scavo stratigrafico in collaborazione con l’Università Federico II, con l’obiettivo di portare alla luce nuove evidenze di un luogo che, tra mito e storia, ha ancora molto da raccontare.








