Secondo l’ultima edizione dell’indagine sulla qualità della vita, emergono profonde disparità territoriali lungo la penisola: le province del Nord-Est e del Centro si confermano tra le più vivibili, mentre molte aree del Sud faticano a emergere. In totale sono poco più della metà (60 su 107) le province giudicate “buone o accettabili” in termini di benessere complessivo, considerando fattori quali lavoro, ambiente, istruzione, sicurezza, salute e cultura.
Qualità della vita 2025: l’Italia resta divisa
Milano si conferma al vertice della classifica, trainata da un forte tessuto produttivo, infrastrutture consolidate e elevati redditi. Tuttavia, anche la metropoli lombarda mostra segnali di debolezza nel comparto sicurezza, evidenziando come la vivibilità delle grandi aree urbane non sia esente da criticità sociali. Sul fronte opposto, il Mezzogiorno continua a mostrare risultati arretrati: molte province meridionali faticano a offrire livelli di benessere paragonabili a quelli delle regioni settentrionali.
La situazione a Salerno
La provincia di Salerno, che si colloca in 81esima posizione facendo registrare un balzo avanti di quattro posti rispetto allo scorso anno, fatica a emergere nei principali indicatori di qualità della vita, mostrando criticità su più fronti. Secondo le ultime rilevazioni, il capoluogo e il suo territorio entrano in una fascia di benessere medio-bassa rispetto ad altre province italiane.
Sul piano economico, Salerno evidenzia una delle peggiori performance nazionali: la classifica riferita a “ricchezza e consumi” la colloca tra le province meno benestanti, un segnale di debolezza strutturale che si riflette sui consumi e sulla capacità di generare reddito. Al contempo, la voce “ambiente e servizi” segna un posizionamento altrettanto basso, a testimonianza delle carenze nelle infrastrutture urbane, nei servizi pubblici locali e nella vivibilità quotidiana.
Le difficoltà non si limitano all’economia: anche il benessere demografico e sociale fatica a decollare. In diverse indagini Salerno risulta tra le province meno favorevoli per i bambini e i giovani, mentre per gli anziani la vivibilità appare solo leggermente migliore ma non sufficiente. Questo quadro complesso viene aggravato da performance deboli nei settori della sicurezza e della giustizia, che penalizzano ulteriormente la percezione di tranquillità e affidabilità del territorio.
Un’analisi condotta su diversi indicatori sociali e demografici rivela anche una distribuzione del benessere interno alla provincia che tende a essere sbilanciata: una parte significativa della popolazione vive in condizioni di benessere medio-basso, mentre solo una modesta quota riesce a collocarsi in fasce più alte.
In definitiva, il dato che emerge è quello di una provincia ricca di potenzialità, con un patrimonio culturale e un tessuto sociale attivo, ma che paga dazio su molti fronti chiave del benessere: economico, infrastrutturale e sociale. Per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti, Salerno dovrà affrontare con decisione i nodi della disuguaglianza, del sottosviluppo dei servizi e della bassa attrattività economica.








