Quattro medici dell’ospedale Ruggi di Salerno sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo in seguito alla morte di un feto durante il parto, avvenuta il 24 agosto 2022. La decisione del Gup è scaturita dalla denuncia dei genitori, il cui secondogenito era nato alla 26esima settimana di gestazione. Il processo inizierà ai primi di giugno.
Processo per omicidio colposo: quattro medici sotto accusa
Un processo avrà luogo per stabilire le eventuali responsabilità di quattro medici dell’ospedale Ruggi di Salerno, accusati di omicidio colposo. La decisione di rinviarli a giudizio è stata presa dal Gup al termine dell’udienza preliminare. L’inizio del processo è previsto per i primi di giugno e si basa sulla denuncia presentata dai genitori del feto, deceduto durante il parto.
Il tragico evento risale al 24 agosto 2022, quando la famiglia ha presentato denuncia dopo aver scoperto che il loro secondogenito, nato alla 26esima settimana di gestazione, era morto. Secondo l’accusa, i quattro medici sono responsabili di cooperazione in omicidio colposo. La Procura aveva inizialmente richiesto l’archiviazione del caso, ma il Gip ha rigettato la richiesta, rinviando il fascicolo al pm. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Mattino.
Richiesta di Parto Cesareo Ignorata
I genitori del bambino avevano ripetutamente comunicato che per la nascita era necessario un parto cesareo, a causa di problematiche pregresse della madre. Il giorno prima del parto, il ginecologo di famiglia aveva rassicurato la coppia sulle buone condizioni del feto. Tuttavia, il personale medico ha poi comunicato al padre che il bambino era nato senza vita, dopo un parto naturale. La madre, nel frattempo, ha subito complicazioni che hanno richiesto il suo trasferimento in terapia intensiva.
Le Accuse ai Medici
Secondo il medico legale, i quattro medici non avrebbero rispettato le linee guida durante il trattamento della paziente. I primi due medici, di guardia in Ostetricia e Ginecologia, non hanno effettuato un’adeguata anamnesi, nonostante la donna avesse avuto gravidanze critiche in passato. Inoltre, hanno somministrato una terapia venosa per anticipare contrazioni uterine, assenti al momento del ricovero, e omesso di eseguire un cerchiaggio vaginale che avrebbe potuto ritardare la dilatazione, dando più tempo alla crescita del feto.
Successivamente, i medici intervenuti hanno deciso di procedere con un parto naturale, nonostante i dati raccolti e la prematurità del bambino. Secondo il medico legale, il parto naturale non era una scelta praticabile, portando alla morte del feto per anossia fetale. Le azioni dei medici saranno ora al centro dell’attenzione del processo, con la famiglia del piccolo che cerca giustizia per la perdita subita.