Cronaca Salerno, Salerno

Processo per la morte di Marzia Capezzuti: in aula le testimonianze sulle violenze. “Tutti sapevano, nessuno è intervenuto”

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Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti

È stata Maria Gaeta a fotografare Marzia Capezzuti mentre, visibilmente provata, saliva le scale della casa dove viveva con Barbara Vacchiano e Damiano Noschese. Marzia appariva affaticata, in condizioni di salute precarie. Gaeta, in aula durante l’ultima udienza del processo in Corte d’Assise, ha spiegato di aver raccolto quelle immagini con un’applicazione che ne consentiva la visione continua come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Processo per la morte di Marzia Capezzuti: in aula le testimonianze sulle violenze

È stata ancora lei, nel novembre del 2021, a contattare i carabinieri per segnalare che, in quel momento, la giovane stava subendo violenze. Le urla disperate di Marzia e le sue richieste di aiuto, che nessuno ascoltò, avevano svegliato la testimone appena rientrata dal turno di notte al 118. Nessun intervento da parte delle forze dell’ordine, ha ribadito la donna in aula, aggiungendo che quello fu l’ultimo momento in cui vide viva Marzia. Da quel giorno, ha raccontato, ha solo continuato a sentire i lamenti, i pianti e le grida di dolore della giovane.

La deposizione di Gaeta è una delle poche testimonianze dirette che stanno emergendo in un’aula dove, al contrario, alcuni testi si sono mostrati reticenti. Uno di essi, che durante le indagini aveva rilasciato dichiarazioni dettagliate, si è trincerato dietro un ripetuto “non ricordo”. Presenti in aula anche gli imputati: Barbara Vacchiano, come di consueto seduta accanto ai suoi legali, e Damiano Noschese, collegato dal carcere.

Intanto, in via Verdi a Pontecagnano Faiano, si rincorrono le voci su un possibile ritorno della Vacchiano nella casa dove Marzia aveva vissuto e sofferto. In tribunale, però, l’attenzione resta focalizzata sulla ricostruzione dei fatti: si sta formando la prova delle violenze, delle percosse, della riduzione in schiavitù, ma non ancora quella dell’omicidio. Il delicato incidente probatorio con Annamaria, figlia di Barbara Vacchiano, non ha dato esiti utili e la sua testimonianza potrebbe non essere acquisita. Non è stata inclusa tra i testi nemmeno la dichiarazione del figlio minore della coppia, che raccontò tutto alla sorella durante una videochiamata.

Quanto emerge, udienza dopo udienza, è una verità dolorosa: molti erano a conoscenza delle condizioni in cui versava la giovane milanese, ma nessuno è intervenuto concretamente. Le grida di Marzia, udite da più di una persona nel vicinato, non suscitarono alcuna reazione. Una vicenda segnata da silenzi e omissioni, in cui la riduzione in stato di schiavitù è una delle accuse contestate agli imputati.

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