Cronaca Salerno, Salerno

Processo Capezzuti, in aula la registrazione di una telefonata al 112: “Andate al piano di sotto”

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Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti

Risuona nell’aula della Corte d’Assise di Salerno la voce di una giovane donna. È una vecchia registrazione di una telefonata al 112, risalente al settembre del 2021, trasmessa su richiesta del pubblico ministero Licia Vivaldi, titolare dell’inchiesta sull’omicidio di Marzia Capezzuti come riportato dal quotidiano La Città.

La vittima, 29 anni, originaria di Milano, morì nel marzo 2022 dopo mesi di violenze fisiche e psicologiche, consumate nell’abitazione al civico 24 di via Verdi a Pontecagnano Faiano, trasformata in una prigione domestica.

Omicidio Marzia Capezzuti: in aula spunta una telefonata al 112

La telefonata, inserita nel fascicolo dibattimentale, fu effettuata dalla ragazza che scattò la celebre foto che ritrae Marzia in condizioni fisiche disperate. Nell’audio, la giovane – che chiede di restare anonima – sollecita l’intervento dei carabinieri presso l’appartamento sottostante al suo, dove la vittima conviveva con Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese, oggi imputati per omicidio.

Secondo quanto riferito, la chiamata giunse in un clima di forte timore: la ragazza segnalava una situazione grave ma chiedeva riservatezza, preoccupata che i vicini potessero nuovamente identificarla, come già accaduto in passato in occasione di precedenti segnalazioni. Il contenuto della telefonata diventa oggi elemento centrale del procedimento penale, utile a ricostruire il contesto in cui si consumarono gli abusi.

Nel corso dell’ultima udienza, tra i testimoni è stata ascoltata anche la madre dell’autrice della chiamata. Davanti alla Corte, la donna ha confermato di riconoscere la voce della figlia, pur sostenendo di non essere a conoscenza dell’episodio: se lo avesse saputo, ha affermato, l’avrebbe rimproverata per essersi esposta, come già le aveva raccomandato di non fare. Una dichiarazione che, pur evidenziando la reticenza dell’ambiente circostante, non sminuisce la portata della segnalazione.

La telefonata non esclude l’intervento delle forze dell’ordine: secondo quanto riferito in aula, i carabinieri si recarono più volte nell’abitazione dei Vacchiano nei mesi precedenti la morte di Marzia. La testimonianza rafforza il quadro indiziario già delineato dall’accusa, che ricostruisce una vicenda fatta di soprusi sistematici, isolamento sociale e sevizie protratte nel tempo, culminate nella morte della giovane.

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