Meno posti per i professori precari: è questa la realtà che emerge dai numeri pubblicati per l’anno scolastico 2025/26. Le cattedre vacanti a Salerno passano da 611 a 532, con un calo dovuto principalmente al crollo delle iscrizioni scolastiche, specialmente nelle scuole primarie e dell’infanzia. La riduzione dei posti lascia migliaia di insegnanti precari ancora in attesa di una stabilizzazione, alimentando così il disagio occupazionale e la difficoltà di accedere a una crescita professionale stabile.
Il calo delle iscrizioni e l’impatto sul sistema scolastico
La diminuzione del numero di posti vacanti nelle scuole salernitane è legata al calo demografico che sta influenzando la Costiera Amalfitana e la Campania. La scuola primaria e l’infanzia sono le più colpite, ma anche le scuole secondarie di secondo grado, con 214 cattedre vacanti, soffrono una carenza di personale. Nonostante la disponibilità di 532 cattedre per l’anno scolastico, il calo delle iscrizioni continua a manifestare effetti strutturali sul sistema educativo, creando difficoltà nella continuità didattica e nel soddisfare le esigenze educative.
Le aspettative disattese
Il sindacato Uil Scuola Campania, rappresentato da Roberta Vannini, ha espresso forte preoccupazione riguardo a una situazione che definisce “strutturale” e “inaccettabile”. “Crescono le aspettative dei precari che, dopo aver superato concorsi e atteso per anni, sperano finalmente in una stabilizzazione”, ha dichiarato Vannini. A Salerno, i numeri parlano chiaro: 532 cattedre vuote per insegnamento e 132 posti per il personale ATA, ma la vera sfida resta quella di garantire una continuità ai docenti e di fornire una risposta efficace a chi da anni lavora nel sistema educativo.
La proposta della Uil
Il problema del precariato nella scuola è diventato una vera emergenza, nonostante gli sforzi ufficiali per risolverlo. La Uil Scuola Campania propone una soluzione semplice ma efficace: trasformare i posti in organico di fatto in organico di diritto. Secondo Vannini, ciò consentirebbe di coprire i posti vacanti attraverso una selezione dalle graduatorie esistenti, incluse quelle delle GPS di prima fascia. “Per risolvere il problema, basterebbero 180 milioni di euro a livello nazionale”, ha aggiunto. Questo investimento, a suo avviso, avrebbe un impatto positivo non solo sulla stabilizzazione dei lavoratori, ma anche sulla qualità dell’offerta formativa nelle scuole.
Un’occasione per il futuro
Vannini ha concluso sottolineando che, per garantire la continuità didattica e migliorare la qualità dell’istruzione, è fondamentale stabilizzare i docenti. “Il precariato non solo danneggia i lavoratori, ma compromette anche i diritti degli studenti”, ha commentato. Stabilizzare i professori e i lavoratori ATA non significa solo migliorare le condizioni professionali di chi lavora nelle scuole, ma anche assicurare che ogni alunno possa contare su insegnanti preparati e motivati.