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Salerno, Pontificale in Cattedrale per San Matteo: l’omelia del Cardinale De Donatis

Pontificale San Matteo Salerno

Si è svolto ieri mattina, 21 settembre, nella Cattedrale di Salerno, il Solenne Pontificale in onore di San Matteo Apostolo ed Evangelista, patrono della città. La liturgia è stata presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore, e concelebrata da S.E. Monsignor Andrea Bellandi, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, insieme al Vescovo Ausiliare S.E. Monsignor Alfonso Raimo. La celebrazione è stata arricchita dal Coro della Diocesi di Salerno, diretto dal Maestro Remo Grimaldi, affiancato dalle corali delle parrocchie cittadine.

Le parole di Monsignor Bellandi

In apertura, l’Arcivescovo Bellandi ha accolto il Cardinale e i fedeli, sottolineando il significato della figura di San Matteo: “Gesù sceglie un pubblicano per dimostrare che non esiste peccato che non possa essere vinto dal suo Amore”. Bellandi ha inoltre ringraziato De Donatis per la sua presenza e per aver portato la Benedizione del Santo Padre, letta ai fedeli durante la cerimonia.

L’omelia del Cardinale De Donatis

Nel suo intervento, il Cardinale ha proposto una riflessione a partire dal Vangelo di Matteo. Ha messo in luce il contrasto tra la staticità del peccatore, rappresentato dal pubblicano “seduto al banco delle imposte”, e il movimento di Gesù, che invita ad uscire da sé stessi per andare incontro agli altri.

Lo sguardo e la parola che trasformano

La svolta, ha spiegato De Donatis, avviene attraverso lo sguardo di Gesù e la sua parola “seguimi”. Due elementi che rappresentano l’inizio di ogni cammino pastorale: uno sguardo “impregnato del fuoco dello Spirito” e una parola “lapidaria” che chiede la totalità, senza compromessi.

Misericordia e spogliazione

Il Cardinale ha poi richiamato le parole evangeliche: “Misericordia io voglio, non sacrifici”. La vera sequela, ha spiegato, passa per la spogliazione di sé e per il consumarsi nell’amore, rendendosi “segno reale di misericordia”. La celebrazione diventa così un’esperienza di comunione, dove i fedeli si ritrovano come “mendicanti di un amore già abbondante”.

L’omelia si è chiusa con un’invocazione a San Matteo, affinché accompagni i fedeli nel loro cammino, sostenendoli in una sequela umile e coraggiosa, interamente affidata al Padre.

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