A Pisciotta durante la tradizionale processione pomeridiana del 15 giugno, in onore di San Vito, primo Patrono del paese, il sangue conservato nell’ampolla sacra si è liquefatto sotto gli occhi dei presenti. Un evento che i fedeli considerano miracoloso e che si ripete puntualmente da secoli, alimentando la devozione della comunità.
Pisciotta, miracolo di San Vito: il sangue si è liquefatto durante la processione
Il culto di San Vito a Pisciotta risale al Seicento, quando Monsignor Luigi Pappacoda — vescovo originario della famiglia dei marchesi locali — portò nel paese la preziosa reliquia del sangue del Santo. L’ampolla è custodita nella Chiesa Madre all’interno di un raffinato reliquiario d’argento, ornato con stemmi nobiliari e vescovili, che conserva anche frammenti ossei di San Vito, Modesto e Crescenzia.
Il fenomeno della liquefazione del sangue è documentato già dalle visite pastorali del Settecento, e si verifica puntualmente durante la novena e la processione. Nell’Ottocento, la miracolosa liquefazione si manifestò anche in occasione di un’ostensione pubblica, episodio che rafforzò la credenza nella protezione di San Vito. Secondo la tradizione, proprio il Santo avrebbe salvato Pisciotta da un assalto di briganti durato cinque giorni.
La devozione popolare e il rito che si tramanda
A seguito dei prodigi riconosciuti, San Vito fu proclamato Protettore ufficiale di Pisciotta. Per celebrarlo degnamente, venne scolpita una statua lignea di grande valore artistico, che ancora oggi viene portata in processione ogni 15 giugno, accompagnata dalla reliquia.
Il rito della processione, la partecipazione dei fedeli, la commozione collettiva al momento della liquefazione del sangue: tutto contribuisce a mantenere viva una tradizione di fede secolare. Pisciotta si conferma così custode di una delle devozioni più affascinanti del Cilento, dove il legame tra spiritualità, storia e identità locale è ancora oggi fortemente sentito.