Un depistaggio «poderoso», iniziato immediatamente dopo l’omicidio e mirato a incastrare una persona innocente. È uno dei passaggi centrali delle motivazioni con cui il Tribunale del Riesame di Salerno ha confermato la solidità del quadro indiziario costruito dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso a colpi di pistola la sera del 5 settembre 2010, sotto casa ad Acciaroli.
Stando a quanto riportato dal quotidiano Il Mattino, i giudici salernitani ritengono credibili e coerenti le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia che hanno permesso la riapertura dell’indagine, dopo oltre un decennio di incertezze e silenzi.
Omicidio Vassallo, i giudici del Riesame: “Depistaggio poderoso”
È anche sulla base di questi elementi che, mesi fa, furono eseguite misure cautelari nei confronti, tra gli altri, del tenente colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo. La Cassazione, tuttavia, era poi intervenuta riaprendo la partita giudiziaria. Successivamente, lo stesso Riesame ha disposto la scarcerazione di Cagnazzo e degli altri due indagati principali – Giuseppe Cipriano e Lazzaro Cioffi – esclusivamente per la cessazione delle esigenze cautelari, legate all’incensuratezza e alla distanza temporale dei fatti. Non per mancanza di indizi.
Nelle motivazioni depositate, infatti, il Tribunale conferma che Cagnazzo avrebbe messo in atto un’azione per orientare le indagini contro un cittadino italo-brasiliano. Parallelamente, viene considerato «utilizzabile» anche un nuovo verbale di uno dei pentiti, reso pochi giorni prima dell’udienza del Riesame.
Tra gli elementi più rilevanti, il nuovo interrogatorio del collaboratore Eugenio D’Atri, reso il 19 maggio scorso, e soprattutto le dichiarazioni di Romolo Ridosso. Quest’ultimo, ritenuto inizialmente inattendibile, è stato rivalutato: il Tribunale riconosce che la sua ultima versione è «logica e razionale» e non presenta contraddizioni con quanto già emerso nelle indagini preliminari. Ridosso ha ammesso di aver partecipato, su richiesta di Cioffi e insieme a Cipriano, a un sopralluogo finalizzato a un’azione intimidatoria ai danni del sindaco, che però sfociò in omicidio.
I giudici hanno esaminato anche i rapporti tra Ridosso e D’Atri, sottolineando come quest’ultimo possa aver svolto indagini informali per costruire una narrazione utile alla sua collaborazione con la giustizia. A supporto, viene citata la testimonianza del detenuto Giuseppe Ferone, che ha confermato l’esistenza di tensioni tra i due e la possibilità che D’Atri si fosse impossessato di documenti appartenenti a Ridosso.
Il Riesame si è poi soffermato sulla posizione di Lazzaro Cioffi, riconosciuto in fotografia da Ridosso e da un altro testimone, Pietro Campo. I rilievi della Cassazione sull’impossibilità di attribuire a Cioffi il ruolo di esecutore materiale del delitto – secondo quanto riferito da D’Atri – non avrebbero ancora trovato pieno riscontro in sede dibattimentale.
Nel frattempo, si attende l’apertura dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 16 settembre davanti al Gup del Tribunale di Salerno. La difesa di Fabio Cagnazzo, rappresentata dagli avvocati Ilaria Criscuolo e Agostino De Caro, ha dichiarato: «Attendiamo con serenità il processo, sede naturale per l’accertamento dei fatti».