Come riporta Il Mattino, nuove testimonianze hanno scosso l’ultima udienza del processo per l’omicidio di Marzia Capezzuti, la 29enne scomparsa tra il 7 e l’8 marzo 2022 e il cui corpo, in avanzato stato di decomposizione, fu rinvenuto il 25 ottobre dello stesso anno in un terreno di Pontecagnano. Sul banco degli imputati siedono Barbara Vacchiano e Damiano Noschese, coniugi accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Omicidio Marzia Capezzuti, nuove rivelazioni in aula
Davanti alla Corte d’Assise di Salerno, ha testimoniato Paolo Squitieri, compagno di Annamaria Vacchiano, figlia dell’imputata. L’uomo ha raccontato alcuni episodi che, a suo dire, dimostrerebbero il clima di paura e sottomissione vissuto dalla giovane vittima: «Marzia era terrorizzata da loro due», ha dichiarato, ricordando un episodio in particolare in cui la ragazza sarebbe stata costretta a ingoiare il mozzicone di una sigaretta.
«Un giorno – ha spiegato il teste – diedi a Marzia una sigaretta, solo due tiri perché stavo per finirla. A quel punto Barbara le fece aprire la bocca e la costrinse a inghiottirla». Un gesto che, secondo Squitieri, spinse lui e Annamaria a cercare di aiutare la ragazza: «Era buona, ingenua, sembrava una bambina più piccola della sua età. Parlammo dell’episodio con una conoscente che ci mise in contatto con un’avvocatessa, tanto che furono fatte segnalazioni e una denuncia. Ma arrivammo troppo tardi».
Il testimone ha poi riferito di aver consegnato ai carabinieri una registrazione di una videochiamata tra Annamaria e il fratello Stefano Noschese, figlio della coppia imputata. «Quando Annamaria chiese al fratello notizie di Marzia – ha raccontato – lui fece un segno alla gola, come a mimare un taglio. Lei mi mandò il video per paura di perderlo, e lo consegnammo subito ai carabinieri».
Rispondendo alle domande dei difensori, gli avvocati Luigi Capaldo e Giuseppe Russo, Squitieri ha precisato di non aver assistito direttamente ad altri maltrattamenti, ma di aver notato segni evidenti di violenza sulla giovane negli ultimi tempi: lividi, gonfiori alle gambe e capelli tagliati male.
Nel corso dell’udienza è stata ascoltata anche una ragazza straniera ospite in una casa famiglia, che all’epoca intratteneva rapporti telefonici con Stefano Noschese. La testimone ha confermato quanto già raccontato ai carabinieri: «Un giorno Stefano mi mandò una foto di Marzia con la testa rotta dicendo che era stata la madre. Poi, l’8 marzo, mi videochiamò su Instagram dicendo che era in un furgone con il padre e che dovevano andare a buttarla da qualche parte».
La giovane ha precisato di non aver creduto alle parole di Stefano in quel momento, definendolo “uno stravagante che inventava spesso storie”, ma di aver ricordato l’episodio quando fu convocata dagli investigatori.







