Nuovo processo per Jorge Troccoli, ex ufficiale uruguaiano già condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità: l’uomo che ha vissuto per anni a Marina di Camerota è accusato di tre nuovi omicidi legati al Piano Condor. Lo riporta Giornale del Cilento.
Caso ‘desaparecidos’: nuovo processo per Jorge Troccoli
A distanza di quattro anni dalla condanna all’ergastolo per le torture e gli omicidi di decine di oppositori politici, Jorge Troccoli, ex ufficiale del servizio segreto uruguaiano, è tornato davanti alla giustizia italiana. Questa volta è imputato per l’omicidio di tre attivisti politici, tra cui Rafaela Giuliana Filippazzi, cittadina italiana, nell’ambito di un nuovo procedimento collegato al Piano Condor, l’alleanza criminale tra le dittature sudamericane degli anni ’70 e ’80.
Sei ore di interrogatorio
Il 4 aprile scorso, Troccoli – detenuto in Italia dal 2019 – è stato ascoltato per oltre sei ore dai giudici. A differenza del passato, ha detto di voler chiedere “scusa per quello che è successo in quegli anni”, ma non per le proprie azioni. Un’ammissione parziale che non basta a placare l’ira delle famiglie delle vittime, molte delle quali hanno viaggiato dall’Uruguay per assistere al processo.
Tre nuove vittime nel fascicolo
Il nuovo procedimento giudiziario riguarda l’uccisione di:
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Rafaela Giuliana Filippazzi e Augustin Potenza, i cui resti sono stati ritrovati ad Asunción, in Paraguay, nel 2013;
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Elena Quinteros, maestra e militante uruguaiana, sequestrata nel 1976 e mai più ritrovata, nonostante il suo disperato tentativo di ottenere asilo politico rifugiandosi nel giardino dell’ambasciata venezuelana.
Dagli archivi del Fusna, il reparto di intelligence della Marina uruguaiana di cui Troccoli era comandante, sono emerse schede che confermano il passaggio dei tre nelle strutture di detenzione clandestina.
Il torturatore venuto dal Cilento
Troccoli, nato a Montevideo nel 1947, ha vissuto per anni a Marina di Camerota, approfittando della doppia cittadinanza italiana e integrandosi nella comunità locale. Venne arrestato per la prima volta nel 2007, ma solo nel 2019 fu incarcerato dopo una lunga trafila giudiziaria. La condanna definitiva è arrivata nel 2021, insieme ad altri 23 militari sudamericani, per l’omicidio di 43 persone di origine italiana.
Il contesto: il Piano Condor
Il Piano Condor fu un sistema repressivo coordinato tra i servizi segreti di Argentina, Uruguay, Cile, Bolivia, Brasile e Paraguay, con la complicità degli Stati Uniti in piena Guerra Fredda. Le polizie dei Paesi coinvolti collaboravano per eliminare dissidenti in esilio, in un clima di totale impunità. In Uruguay, il Fusna fu tra gli strumenti più brutali di quel disegno, e Troccoli – secondo numerose testimonianze – non si limitò a raccogliere informazioni, ma partecipò attivamente a torture e omicidi.
Un processo simbolico
Il procedimento in corso non è solo un atto giudiziario, ma un momento di memoria e giustizia internazionale. È anche il primo caso europeo che ha riconosciuto il Piano Condor come organizzazione criminale transnazionale. I legali delle famiglie hanno chiesto che Troccoli resti in carcere senza possibilità di fuga, considerata la sua storia e la gravità delle accuse. La sentenza è attesa per l’autunno 2025.