Si amplia ulteriormente il perimetro dell’inchiesta sulle multe annullate a Capaccio Paestum, che da mesi scuote la città dei Templi e coinvolge numerosi funzionari pubblici, amministratori e privati cittadini come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
La Procura della Repubblica di Salerno, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha infatti notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ad altre 38 persone, portando così a 123 il numero complessivo degli indagati.
Multe annullate a Capaccio Paestum, altri 38 indagati
A firmare gli atti è stato il sostituto procuratore Alessandro Di Vico, titolare del fascicolo che ha disvelato un sistema articolato e diffuso di annullamento illecito di contravvenzioni. Gli indagati rispondono, a vario titolo, del reato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, aggravata e in concorso. Secondo gli inquirenti, avrebbero sollecitato o indotto l’Ufficio Verbali del Comune a redigere falsi provvedimenti di autotutela, così da ottenere l’annullamento di multe già elevate.
Al centro della vicenda figura ancora una volta Giovanni Matonte, all’epoca impiegato comunale, già coinvolto in un separato procedimento e ritenuto l’autore materiale della redazione dei falsi documenti. Il nuovo filone dell’indagine si concentra su sanzioni elevate tra il 2020 e il 2022, per importi compresi tra 42 e 219 euro, che avrebbero prodotto un danno complessivo alle casse comunali superiore ai 4mila euro.
Le infrazioni contestate riguardano in prevalenza violazioni al codice della strada, come il mancato rispetto della segnaletica, il superamento della linea d’arresto con il semaforo rosso e accessi non autorizzati nelle zone a traffico limitato. L’inchiesta rappresenta la quarta diramazione di un più ampio procedimento avviato dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Eboli, sotto il coordinamento della Procura di Salerno.
I precedenti filoni avevano già portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 19 e poi 62 persone, tra cui gli ex comandanti della polizia municipale di Capaccio Paestum, Vincenzo Carotenuto e Antonio Strafella, tuttora sotto inchiesta insieme a Matonte e all’agente Andrea Marciano. Per loro le accuse sono più gravi: falsità ideologica e materiale in atti pubblici, frode e accesso abusivo a sistema informatico, tutte aggravate dalla violazione dei doveri d’ufficio.
Dalla cosiddetta “inchiesta madre” è inoltre derivato un ulteriore filone, incentrato su corruzione e turbata libertà degli incanti, che ha già portato a processo l’ex sindaco Franco Alfieri e altri cinque imputati.
Il complesso quadro investigativo tratteggiato dalle fiamme gialle delinea, secondo la Procura, un sistema consolidato e radicato nel tempo, attraverso il quale decine di cittadini, imprenditori, dipendenti comunali e persino magistrati avrebbero beneficiato di annullamenti fittizi di sanzioni amministrative, arrecando un danno economico al Comune e un grave vulnus alla credibilità delle istituzioni locali