La Procura di Salerno ha richiesto il rinvio a giudizio per quattro medici dell’ospedale Ruggi d’Aragona accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di un feto prematuro avvenuta il 24 agosto 2022.
Quattro medici del Ruggi rischiano il processo
La Procura di Salerno ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro medici dell’ospedale Ruggi d’Aragona, accusati di cooperazione in omicidio colposo per la morte di un feto prematuro dopo il parto. La vicenda, avvenuta il 24 agosto 2022, ha scatenato un’inchiesta che, inizialmente archiviata, è stata riaperta su ordine del Gip.
La vicenda: la richiesta del cesareo ignorata
I genitori, residenti tra Scafati e San Marzano sul Sarno, avevano chiesto espressamente un parto cesareo, su consiglio del loro ginecologo di fiducia, a causa di pregresse gravidanze critiche della madre. Il feto, alla 26ª settimana di gestazione, era in buone condizioni, come confermato dal ginecologo il giorno prima. Tuttavia, i sanitari decisero di procedere con un parto naturale, nonostante le condizioni della donna e l’immaturità del bambino. Il neonato nacque senza vita. La madre, a causa di gravi emorragie, fu trasferita in terapia intensiva.
Secondo il medico legale, i medici non avrebbero rispettato le linee guida ostetriche, commettendo una serie di errori: i due medici di guardia (turno del 20 agosto) non hanno effettuato un’anamnesi accurata, nonostante i precedenti problemi della donna. Somministrarono farmaci per stimolare le contrazioni, quando non erano necessarie. Non eseguirono il cerchiaggio vaginale, che avrebbe potuto rallentare la dilatazione e favorire la crescita del feto. Ed imposero il consenso al parto naturale, con un documento “troppo tecnico e difficile da comprendere” per la paziente.
I due medici presenti al parto (notte tra 24 e 25 agosto) rocedettero con il parto naturale nonostante l’elevato rischio. Il feto, estremamente prematuro, non aveva le condizioni per un parto vaginale. La morte avvenne per anossia fetale (mancanza di ossigeno durante il parto).
Prossime tappe giudiziarie
L’udienza preliminare è fissata per marzo 2025. In quella sede, i quattro medici potranno difendersi dalle accuse e fornire la loro versione dei fatti. La vicenda solleva interrogativi sulle procedure ostetriche seguite negli ospedali pubblici, specialmente nei casi di gravidanze ad alto rischio. Il caso potrebbe avere importanti ripercussioni legali e sanitarie, aprendo un dibattito sulla gestione delle gravidanze complicate e sul diritto delle pazienti di scegliere il tipo di parto.