A Salerno i professori delle scuole superiori rilanciano la raccolta firme per cambiare la maturità: commissioni interne, orale interdisciplinare e più attenzione al percorso degli studenti. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Maturità, i professori della provincia di Salerno chiedono riforma: «Esame più giusto e vicino agli studenti»
A Salerno cresce la richiesta di una riforma profonda della maturità. L’11 settembre i docenti delle scuole superiori si sono riuniti per proseguire la raccolta firme avviata già nel 2023, chiedendo al Ministero dell’Istruzione una revisione delle modalità di svolgimento dell’Esame di Stato. La protesta arriva a pochi giorni dall’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del decreto legge che riforma in via d’urgenza l’esame per l’anno scolastico in corso. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è immediatamente esecutivo ma dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni. I docenti temono che il tempo ridotto lasci poco spazio a modifiche sostanziali.
Le critiche all’attuale esame
Secondo gli insegnanti, l’Esame di Stato si è trasformato in un rituale burocratico. I commissari esterni, pur con buona volontà, non conoscono i percorsi formativi degli studenti, generando colloqui orali percepiti come “interrogatori a raffica”, poco collegati alle esperienze scolastiche, all’alternanza scuola-lavoro e ai progetti di educazione civica. «Non basta cambiare qualche disciplina o ridurre i commissari: serve una revisione vera», spiega la professoressa Gilda Ricci, promotrice dell’iniziativa. «L’esame deve valorizzare la storia personale di ogni studente e non ridursi a una formalità».
La proposta dei docenti
Gli insegnanti chiedono commissioni interne composte dai docenti dell’istituto, coordinate da un presidente esterno con competenze tecniche e valutative. In questo modo, sostengono, sarebbe possibile garantire imparzialità e trasparenza, senza perdere di vista la conoscenza diretta degli studenti.
Resterebbero in capo al Ministero la predisposizione delle prove scritte e la supervisione di un colloquio orale pubblico e interdisciplinare. Una scelta che, oltre a rendere l’esame più aderente alla realtà scolastica, comporterebbe anche un risparmio per lo Stato, eliminando i costi legati ai commissari esterni e valorizzando i docenti delle scuole.