Sta diventando una tradizione sempre più sentita nel Salernitano: la benedizione delle penne dei maturandi. Un rito che, anche quest’anno, si ripete in diverse parrocchie della provincia, coinvolgendo studenti, docenti e comunità locali in un momento di raccoglimento e incoraggiamento in vista dell’esame di Stato.
In diverse occasioni, la liturgia si è svolta non solo nelle chiese, ma anche in luoghi inusuali, come nel caso della celebrazione del 4 giugno al Lido Colombo di Salerno. Qui, don Roberto Faccenda, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, ha celebrato la messa per gli studenti del Liceo De Sanctis come riportato dal quotidiano Il Mattino.
Al termine del rito, il sacerdote ha impartito la benedizione alle penne che i giovani useranno il prossimo 18 giugno per affrontare le prove scritte della maturità. Un gesto simbolico, che affida a Dio non solo l’esito degli esami, ma anche il cammino personale di ciascuno, segnando un momento di condivisione spirituale e comunitaria.
Maturità, a Salerno la benedizione delle penne
Già il giorno prima, don Roberto aveva presieduto una funzione analoga presso la chiesa di San Pietro Apostolo a Mercato San Severino, dedicata agli studenti della città. Il 6 giugno, l’iniziativa ha toccato anche la chiesa di Santa Croce a Salerno, dove sono stati protagonisti gli alunni dell’Istituto “Giovanni XXIII” di Torrione. Durante le celebrazioni, il sacerdote ha rivolto ai giovani parole di incoraggiamento, esortandoli a vivere con pienezza il presente, a costruire relazioni autentiche e a coltivare l’ascolto e il rispetto reciproco.
«L’esame è una tappa importante, ma ancora di più lo è la vita e tutto ciò che verrà dopo», ha ricordato don Roberto, citando il brano “Dalla pelle al cuore” di Antonello Venditti per invitare i maturandi a superare la superficialità, cercando di cogliere ciò che le persone portano nel profondo. «Devono imparare a custodire un cuore che non cede all’ansia né alla nostalgia del passato, ma che sa ascoltare e farsi ascoltare», ha spiegato il sacerdote.
Alla fine della messa, l’atmosfera è carica di emozione ma anche di entusiasmo. I ragazzi continuano a cantare e a stare insieme, accompagnati dai loro docenti, in un clima di festa e di condivisione che suggella la fine di un percorso scolastico. Come segno ulteriore, don Roberto ha donato a ciascun alunno una conchiglia, simbolo dell’ascolto e dell’apertura. «È uno dei fondamenti della fede – ha detto – e un elemento essenziale per l’incontro con Dio». Citando don Tonino Bello, il sacerdote ha concluso: «A noi non interessa sapere chi è Dio, ma da che parte sta. E Dio sta dalla parte dei giovani, degli ultimi, di chi è lontano».