Come riportato da Il Mattino nelle prime ricostruzioni, le tracce di sangue ancora visibili sul pavimento all’ingresso dello stanzone di vicolo Siconolfo restituiscono la dimensione concreta di quanto avvenuto martedì sera nel cuore antico della città do Salerno.
Una stanza unica, ricavata al piano terra di uno stabile popolare, utilizzata come abitazione da una famiglia originaria dello Sri Lanka. È qui che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si sarebbe consumata l’ennesima lite culminata in una richiesta di aiuto partita dalla stessa vittima.
Maltrattamenti nel centro storico di Salerno: il racconto
Nisha, 42 anni, fermato dalla Polizia di Stato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, si trova tecnicamente agli arresti domiciliari in attesa dell’applicazione del braccialetto elettronico. Di fatto trascorre le giornate seduto sullo scalino della porta, la mano fasciata e il volto segnato da escoriazioni. L’uomo, cuoco in un ristorante del centro fino a qualche mese fa, respinge l’ipotesi di aver tentato di uccidere la moglie, connazionale di cinque anni più grande, ricoverata in ospedale ma non in pericolo di vita. È stata lei, terrorizzata, a suonare diversi citofoni del palazzo chiedendo ai vicini di chiamare il numero di emergenza.
Il comunicato diffuso dalle forze dell’ordine parla di una aggressione con una stampella, un martello e un tentativo di strangolamento. Una dinamica grave, che tuttavia Nisha contesta punto per punto. Sostiene che la lite sarebbe degenerata perché aveva bevuto, che la moglie lo avrebbe aggredito per prima e che lui avrebbe reagito solo per difendersi. Racconta di un cellulare strappato di mano, una bottiglia usata per colpirlo, e perfino di un martello sottratto e successivamente usato dalla donna contro se stessa. Una ricostruzione frammentaria, rallentata da un italiano incerto e dalla fatica evidente nel mettere in ordine i passaggi della serata.
Una versione che però non coincide con ciò che riferiscono i residenti dello stabile. Diverse persone parlano di litigi frequenti, urla, richieste di aiuto e precedenti episodi di violenza. Una vicina ricorda un episodio in cui la donna si sarebbe barricata dentro mentre lui colpiva la porta con un’accetta. Altri sottolineano le condizioni di vita difficili, con un numero eccessivo di persone concentrate in un unico locale non riconosciuto, dicono, come abitazione regolare. Martedì, la chiamata alle forze dell’ordine è partita proprio da chi abita nel palazzo, preoccupato dall’ennesima escalation.
L’indagine dovrà ora chiarire la dinamica esatta dei fatti, verificare le dichiarazioni e ricostruire precedenti segnalazioni. Intanto, nello stanzone di vicolo Siconolfo restano solo le tracce di una violenza che per i vicini rappresenta una quotidianità troppo spesso ignorata.








