La Cassazione stabilisce che l’allaccio abusivo alla rete elettrica comunale è furto aggravato perseguibile d’ufficio: a processo un 63enne di Battipaglia gestore di un chiosco. Lo riporta SalernoToday.
Battipaglia, allaccio abusivo alla rete elettrica comunale: 63enne a processo per furto aggravato
L’allaccio abusivo alla rete elettrica comunale di Battipaglia da parte di un 63enne, titolare di un chiosco, si trasforma in un caso giuridico di rilievo. La Corte di Cassazione ha stabilito che sottrarre energia elettrica da un bene destinato a pubblico servizio costituisce un furto aggravato, perseguibile d’ufficio senza necessità di querela da parte del Comune o della società elettrica.
La decisione arriva dopo che il Tribunale di Salerno aveva sospeso il processo, richiamandosi alla riforma Cartabia che prevede per alcuni furti la necessità della querela della persona offesa. La Cassazione ha annullato questa interpretazione, ribadendo che la sottrazione di energia dalla rete pubblica riguarda l’intera collettività e rientra tra i reati perseguibili autonomamente dallo Stato.
Il ruolo della Cassazione
La Suprema Corte, con la sentenza redatta dal consigliere relatore Alfredo Guardiano e presieduta da Maria Vessichelli, ha chiarito anche un altro punto contestato dalla difesa: non è necessario indicare nel capo d’imputazione l’articolo di legge relativo all’aggravante. La descrizione dei fatti, con il riferimento all’allaccio alla rete comunale, è sufficiente per informare l’imputato della natura del reato e consentirgli di difendersi adeguatamente.
Implicazioni legali
Il pronunciamento della Cassazione sottolinea come la sottrazione di risorse destinate a un pubblico servizio non possa essere trattata come un semplice furto e conferma la piena operatività della legge per reati che danneggiano la collettività. Il processo contro il 63enne di Battipaglia è quindi ripartito, segnando un precedente importante per la tutela dei beni pubblici e l’interpretazione della riforma Cartabia in materia di procedibilità.