Furto sfociato in omicidio a Centola, un 60enne uccide un ladro nella propria abitazione in località Foria: l’avvocato penalista Antonio De Paola analizza i risvolti giuridici della vicenda. Le accuse sono: omicidio, lesioni gravi e occultamento di cadavere. Lo riporta OndaNews.
Furto e omicidio a Centola, l’avvocato De Paola analizza la vicenda
Ha suscitato forti reazioni nella comunità locale e nazionale il drammatico episodio avvenuto nella serata di domenica a Foria di Centola, dove un 60enne imprenditore del posto ha sparato contro tre ladri che si erano introdotti nella sua abitazione, uccidendo uno di loro – un 26enne albanese residente nel casertano – e ferendone gravemente un altro. Il terzo è riuscito a fuggire. Il cadavere della vittima è stato successivamente occultato in località San Severino. Il proprietario di casa è attualmente indagato per omicidio, lesioni gravissime e occultamento di cadavere.
Tra le reazioni sociali e politiche, si alternano commenti che difendono l’uomo in nome del diritto alla legittima difesa, e altri che ne contestano la condotta, giudicandola eccessiva e sproporzionata. Per fare chiarezza, abbiamo chiesto un approfondimento tecnico all’avvocato penalista Antonio De Paola, figura di spicco del Foro di Lagonegro, che ha analizzato la vicenda sotto il profilo giuridico.
“Eccesso colposo in legittima difesa: ipotesi verosimile”
Secondo De Paola, il caso potrebbe configurarsi come eccesso colposo in legittima difesa: “L’imprenditore si è trovato a fronteggiare un’intrusione nella propria abitazione e ha reagito, ma la reazione appare sproporzionata rispetto all’offesa subita, ovvero un tentativo di furto. In questi casi – spiega – non si parla di omicidio volontario, ma di condotta colposa, punita con pene più contenute, da sei mesi a cinque anni di reclusione.”
Il nodo della proporzione
Uno dei punti centrali è quello della proporzionalità tra il bene difeso (patrimonio) e quello leso (vita o integrità fisica altrui): “La legittima difesa è una scriminante prevista dal Codice Penale – ricorda De Paola – ma non giustifica qualsiasi tipo di reazione. La legge impone sempre un bilanciamento: difendere i beni materiali non può legittimare l’attentato alla vita. È un principio basilare del nostro ordinamento, dove la vita e la salute restano beni supremi.”
L’occultamento del cadavere: reato a parte
Un altro aspetto che aggrava la posizione dell’indagato è l’occultamento del corpo del ladro ucciso: “Un comportamento che configura un reato autonomo, punito fino a tre anni di reclusione. Sebbene meno grave sul piano giuridico rispetto all’omicidio, è comunque un’aggravante che testimonia la volontà di alterare la scena del crimine.”
Il parere sulla normativa attuale
Alla domanda su eventuali modifiche necessarie al quadro normativo attuale, l’avvocato risponde con fermezza: “Il Codice Penale, in particolare il libro I, è frutto del lavoro di alcuni tra i più grandi giuristi della storia italiana. La norma sulla legittima difesa, introdotta nel 1930, è tuttora valida. Il problema non è nella legge, ma nella sua interpretazione: serve equilibrio, non semplificazioni ideologiche.”
Un caso delicato e divisivo
La Procura della Repubblica di Salerno prosegue le indagini per ricostruire in modo completo l’accaduto, mentre l’uomo resta al centro di un acceso dibattito che coinvolge opinione pubblica, giuristi e politica. La vicenda pone ancora una volta al centro dell’attenzione il delicato equilibrio tra diritto alla sicurezza e tutela della vita umana, e si inserisce in un clima di crescente allarme sociale per la criminalità nelle aree interne del Salernitano.