Cronaca Salerno, Salerno

Frodi fiscali, sequestri per oltre 11 milioni: al centro dell’inchiesta un ingegnere salernitano

Foto di repertorio
Foto di repertorio

È un ingegnere di Salerno uno dei protagonisti principali della complessa inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che ha portato, nelle scorse ore, al sequestro preventivo di beni per oltre 11 milioni di euro tra immobili, terreni, società e disponibilità finanziarie.

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza e dallo Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata), mira a smantellare una presunta rete criminale dedita alla creazione di finti crediti d’imposta legati ad attività inesistenti di Ricerca e Sviluppo, con il coinvolgimento di cosiddette “società cartiere” come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Frodi fiscali, sequestri per oltre 11 milioni

Secondo quanto emerso dagli accertamenti, l’ingegnere salernitano avrebbe avuto un ruolo centrale nella predisposizione e progettazione di attività fittizie, formalmente legate all’innovazione tecnologica, che spaziavano dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dai sistemi olografici a materiali biodegradabili. I progetti, elaborati nei dettagli per apparire credibili e conformi ai requisiti richiesti dalla normativa sulle agevolazioni fiscali, venivano utilizzati per giustificare i crediti d’imposta e ottenere indebite compensazioni fiscali.

La figura dell’ingegnere emerge come snodo operativo e tecnico all’interno del sistema fraudolento, in stretta collaborazione con un commercialista di Prato incaricato di redigere bilanci falsificati. Quest’ultimo si occupava di far apparire le società acquirenti come soggetti pienamente in regola con i parametri richiesti per beneficiare delle agevolazioni previste per le start up innovative. La sinergia tra i due professionisti avrebbe consentito al gruppo criminale di ottenere ingenti vantaggi economici dallo Stato, basati su presupposti del tutto fittizi.

L’indagine ha riguardato numerose regioni italiane, con perquisizioni e sequestri in Toscana, Lazio, Campania (in particolare la provincia di Salerno), Veneto e Sardegna. Tra i destinatari del provvedimento di sequestro ci sono anche un imprenditore 51enne di Sant’Egidio del Monte Albino e due uomini di Nocera Inferiore, padre e figlio, con quest’ultimo ritenuto tra gli ideatori dello schema illecito e amministratore di più società coinvolte.

Già lo scorso 1° luglio, l’inchiesta aveva portato all’esecuzione di 15 misure cautelari (3 in carcere e 12 ai domiciliari) con accuse che vanno dall’associazione per delinquere all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e alle indebite compensazioni. Gli sviluppi più recenti hanno consentito di quantificare con maggiore precisione i presunti profitti illeciti, determinando il sequestro diretto di otto società dislocate nelle province di Firenze, Prato, Bologna e Roma, e il sequestro per equivalente nei confronti di cinque persone fisiche, tutte indagate.

L’indagine ha inoltre ricostruito l’utilizzo di conti correnti esteri per la monetizzazione in contanti di somme formalmente transitate su circuiti bancari, a giustificazione delle operazioni fittizie. Oltre ai progetti R&S, anche le attività di sanificazione ambientale legate alla pandemia da Covid-19 sarebbero state oggetto di utilizzo illecito per l’ottenimento di vantaggi fiscali, sempre tramite emissione di false fatture.

«La presente attività – si legge in una nota della Procura di Firenze – rientra in una strategia più ampia volta a contrastare l’infiltrazione criminale nell’economia legale, tutelare la concorrenza e proteggere l’imprenditoria sana, anche attraverso l’ablazione dei patrimoni accumulati in violazione della legge».

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