Un curriculum criminale ricco e articolato, una latitanza dorata a Dubai e un nuovo provvedimento cautelare che lo vede nuovamente al centro di un’indagine su scala nazionale. Concordio Malandrino, imprenditore cilentano originario di Vatolla e domiciliato ad Agropoli, torna nell’occhio del ciclone giudiziario, stavolta come figura chiave in una maxi-operazione della Guardia di Finanza di Salerno coordinata dalla Procura del capoluogo come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Frodi fiscali e crediti d’imposta fittizi: nuova inchiesta su Concordio Malandrino
L’uomo, già sfuggito all’arresto nel febbraio 2023 in seguito a un’indagine per evasione fiscale avviata dalla Procura di Catania, è stato ora raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla sezione del Riesame del Tribunale di Salerno. Il provvedimento è arrivato a seguito dell’accoglimento di un ricorso presentato dalla Procura salernitana, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, contro il precedente rigetto disposto dal giudice per le indagini preliminari. L’inchiesta coinvolge altri sette indagati – tra avvocati, commercialisti e consulenti fiscali – con misure che spaziano dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora, attualmente non eseguite in attesa della decisione della Corte di Cassazione.
Secondo quanto ricostruito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Salerno, diretto dal colonnello Claudio Molinari, Malandrino sarebbe stato il promotore e gestore di un sofisticato sistema di frode fiscale. Il meccanismo, che avrebbe coinvolto oltre 200 soggetti giuridici su tutto il territorio nazionale, si fondava sull’utilizzo di un software dedicato agli investimenti in tecnologia blockchain. Attraverso l’acquisto simulato di tale software, le aziende coinvolte avrebbero potuto ottenere crediti d’imposta inesistenti, per un valore complessivo stimato in circa 60 milioni di euro su investimenti fittizi pari a oltre 62 milioni.
Nello specifico, Malandrino avrebbe messo a disposizione delle imprese una società di diritto inglese per formalizzare contratti di fornitura del software, strumentali alla frode. Le comunicazioni necessarie all’Agenzia delle Entrate sarebbero state gestite dai commercialisti Angelo Raffaele Alfieri, Giuseppe Perruolo e Gaetano Perrone, mentre l’avvocato Francesca Finizola – collaboratrice di studio di Francesco Conte, anch’egli coinvolto e ai domiciliari – avrebbe curato la redazione dei contratti e l’emissione di fatture false a giustificazione delle operazioni bancarie.
L’organizzazione, secondo l’impianto accusatorio, era in grado di predisporre tutta la documentazione necessaria per consentire alle imprese compiacenti di accedere illegittimamente ai benefici fiscali previsti per gli investimenti nel Mezzogiorno. La tecnologia blockchain, solitamente considerata garanzia di trasparenza e sicurezza, sarebbe stata utilizzata in questo caso come strumento di copertura, simulando transazioni e operazioni mai effettivamente avvenute.
Malandrino, già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati a reati fiscali e alla gestione di un noto locale nel porto turistico di Agropoli, risulta destinatario anche di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2023 ma mai eseguito, in quanto residente negli Emirati Arabi. La nuova inchiesta conferma il ruolo centrale dell’imprenditore cilentano in una rete criminale con ramificazioni professionali, economiche e geografiche estese, capace di sfruttare la normativa sui crediti fiscali per generare vantaggi indebiti a danno dell’erario