Un sequestro patrimoniale per un valore complessivo di 530mila euro è stato eseguito a carico di due persone residenti a San Valentino Torio. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore su richiesta della Procura, al termine di un’articolata indagine condotta dalle forze dell’ordine e incentrata su ipotesi di reato relative a trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata e autoriciclaggio, in concorso come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Frode internazionale nella compravendita di auto di lusso
I soggetti coinvolti sono un 73enne del posto, già noto alle forze dell’ordine, e un imprenditore incensurato, anche lui originario di San Valentino Torio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due avrebbero messo in piedi un’articolata frode attraverso la costituzione di una società fittizia, formalmente dedicata alla compravendita di auto di lusso e d’epoca, ma priva di una reale operatività commerciale.
L’impresa era stata regolarmente iscritta presso la Camera di commercio di Salerno, ma risultava intestata al complice incensurato per eludere i controlli e conferire una maggiore credibilità formale. Successivamente, i due avevano individuato una sede operativa a Milano, affittando un ufficio all’interno di una struttura commerciale dotata di servizi di segreteria e personale qualificato, allo scopo di conferire alla società una parvenza di solidità e affidabilità.
Attraverso l’invio di e-mail commerciali a diverse società estere – prevalentemente attive nel settore della compravendita di veicoli di pregio – venivano proposti elenchi di auto di lusso a prezzi altamente competitivi. L’obiettivo era quello di attrarre potenziali acquirenti, individuati tra imprenditori stranieri presumibilmente più vulnerabili al raggiro.
La truffa ha coinvolto, in particolare, un imprenditore francese operante in Spagna, il quale, dopo aver ricevuto le offerte e preso contatto con i due presunti intermediari, era stato invitato in Italia per visionare i veicoli. Per dare maggiore verosimiglianza all’operazione, gli indagati si erano presentati presso aziende private realmente in possesso delle auto in questione e avevano sottoscritto con loro contratti preliminari di vendita, versando modeste caparre confirmatorie. In questo modo erano riusciti ad ottenere copia della documentazione ufficiale dei veicoli, aumentando la fiducia sia dei venditori che del cliente.
Forte di questa documentazione e dell’apparente regolarità delle trattative, la vittima ha infine trasferito la somma concordata per l’acquisto. A quel punto, è scattata la fase finale del meccanismo illecito: il denaro è stato trasferito verso conti correnti esteri intestati a società riconducibili agli indagati, tramite operazioni giustificate da fatture false o incongruenti rispetto all’oggetto sociale dell’impresa.