Quando si sono aperte le porte della sala riunioni a Palazzo di Città, al termine dell’incontro con i vertici delle Fonderie Pisano, il clima che si è respirato è stato quello di un cauto ottimismo.
L’assessore all’Ambiente Massimiliano Natella ha parlato di «progressi significativi», mentre il presidente del tavolo tecnico, Arturo Iannelli, ha dichiarato con fermezza che «entro due anni lo stabilimento lascerà Fratte». Ancora più perentorio il sindaco di Salerno, Enzo Napoli: «La certezza è che l’impianto andrà via dalla sede attuale» come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Fonderie Pisano, conto alla rovescia per l’addio a Fratte
Non sono stati però diffusi tutti i dettagli dell’intesa. Il nodo principale riguarda il nuovo sito produttivo, che resta coperto da riserbo. Napoli, interpellato sul punto, ha chiarito: «Non è stato argomento del confronto, ma non credo che il nuovo stabilimento sorgerà a Salerno».
La posizione dell’amministrazione si fonda anche sui riscontri tecnici. L’ultima relazione dell’Arpac, inviata pure alla Procura, ha ribadito che Fratte non è più un’area idonea a ospitare attività industriali di questo tipo. Secondo il sindaco, le rassicurazioni fornite dall’azienda sono state formalizzate attraverso la presentazione di un Pua (Piano urbanistico attuativo), attualmente al vaglio degli uffici comunali. Il documento prevede non solo la delocalizzazione dell’impianto, da completarsi entro massimo due anni, ma anche la bonifica delle aree dismesse e la salvaguardia dei livelli occupazionali.
Nell’attesa del trasferimento, la società si è impegnata ad adottare misure di mitigazione per ridurre l’impatto ambientale sull’area circostante, introducendo tecnologie aggiornate e sistemi di contenimento delle emissioni. Anche Iannelli ha ribadito il limite temporale dei due anni, aggiungendo che l’amministrazione non accetterà ulteriori proroghe: «In caso contrario – ha spiegato – useremo tutti gli strumenti a disposizione». È stata inoltre avanzata l’ipotesi di un impegno formale, sottoscritto da tutte le parti, per definire una tabella di marcia precisa.
Intanto, la documentazione dell’Arpac mette in luce alcune criticità. Pur non registrando sforamenti nei limiti di legge, l’agenzia ha segnalato scostamenti significativi nelle portate misurate dai camini principali, con valori oltre il 30% rispetto a quelli autorizzati. Nel 2024 lo stabilimento ha prodotto circa 800 chilogrammi di polveri, quantitativi che, pur restando entro i parametri stabiliti, non sono trascurabili in un’area densamente abitata. In più, le verifiche hanno rilevato la presenza di polveri diffuse che, seppur sotto le soglie autorizzative, in alcuni casi hanno superato i livelli di qualità dell’aria, contribuendo al fenomeno di accumulo più volte denunciato dai residenti.